Čeferin è il dominus. Il designatore Rosetti, come il predecessore Collina, non contano, o contano perché dicono di sì. E con Čeferin le
squadre spagnole debbono strafare per perdere.
Con Skomina il Barcellona ha
perso una volta, ma lui aveva fatto di tutto per rimediare. Skomina è l’arbitro che fece perdere la Roma l’anno scorso,
con scandalo, perché il Madrid non voleva la Roma in semifinale, preferiva il
Liverpool.
Altro arbitro di supporto a Čeferin è il turco Çakir,
che ha arbitrato l’anno scorso due eliminatorie di fila della stessa squadra, il
Real Madrid - per il quarto di finale con la Juventus e per la semifinale col
Bayern. Inverosimile, non fosse successo. Non solo Çakir: quattro partite di fila il Real
Madrid ha disputato nell’ultima Champions con arbitri a favore, supplenti un
olandese e un inglese. Non per sviste o errori di valutazione, con
determinazione.
Oltre la Roma, c’è passata anche la
Juventus. Un anno fa “Der Spiegel” rivelava
con i Football Leaks, i segreti del mondo dello sport, non smentiti nella
fattispecie dalla Uefa, che il madridista Ramos, palesemente alterato a fine
partita, la finale di Champions Juventus-Real Madrid del 2017, a Cardiff, protagonista
di una simulazione colossale che giustificò la pronta espulsione del juventino
Cuadrado da parte dell’arbitro tedesco Felix Brych, era drogato. La cosa è
stata accertata, ma l’Uefa ha ritenuto di non intervenire. Né contro il
calciatore né contro il club, e tanto meno sull’esito del match. La
droga era stata somministrata al nervosissimo Ramos per errore dal medico che
ne curava un’infezione.
L’espulsione di Cuadrado a Cardiff
non fu un errore. L’arbitro Brych vide benissimo la simulazione. Ma, arbitro
tedesco di mezza classifica, era stato sbalzato da Collina e Čeferin ad
arbitrare la finale: si pagano servitù per questo.
Perché
tutto questo? Perché l’avvocato, non di fama, Ceferin
presiede l’Uefa per conto di Florentino Perez, il potente patron del
Real Madrid. Ora Ceferin è sponsorizzato da Andrea Agnelli, il presidente della
Juventus, ora che Perez non se la passa molto bene. Ma la Spagna è il paese dei
castelli – si spera solo metaforici, perché Florentino Perez è un
immobiliarista di abbondanti risorse.
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