“Traditori e traditi nella
Trieste nazista” è il sottotitolo.
Nazista non è esatto, Trieste non lo era al tempo di cui nel libro, 1943-45, e
non lo era mai stata. Ma di traditi ne ebbe molti, forse il più gran numero di
ebrei deportati, dopo Roma. E di traditori un buon numero. Compreso almeno un
ebreo, Mauro Grini, uno che della denuncia degli ebrei aveva fatto un commercio.
Aiutato dalla memoria e i pettegolezzi della mamma cieca, Cornelia Coen Luzzatto,
ebrea. Fra ricatti agli ebrei abbienti e denunce, per settemila di premio ogni
denunciato, degli ebrei poveri.
È la famiglia Grini il cuore
del libro. Intitolato a un indirizzo, vecchia abitazione di Joyce, dove Grini padre
professava da sarto, e Umberto “Saba” (al secolo Umberto Poli), il poeta, da
libraio antiquario – i Grini erano lontani aprenti dei Poli.
Delle denunce Mauro Grini
fece un’industria, in poco di un anno, con la moglie Maria Collini. Entrambi
allogati comodamente, con i genitori di lui, nella Risiera di San Sabba, il lager triestino, protetti da eventuali
ritorsioni. Molto attivo nelle denunce anche a Venezia, e poi a Firenze e Milano.
Centinaia sono state dettagliate dal Cln a fine guerra. Per un processo cui
Grini si sottrasse per sparizione: forse ucciso dagli stessi tedeschi, forse
protetto da un’altra identità, o emigrato come tanti nazisti.
Saba, che non denunciò
nessuno, prende un terzo abbondante del libro: perché, benché ebreo, si
professava antisemita. Scrisse anche a Mussolini, a gennnaio del 1939, per
chiedere di “essere considerato, a tutti gli effetti morali e di legge, quello
che veramente mi sento di essere: un cittadino e uno scrittore italiano, di
razza italiana”. Protetto a Roma dopo l’8 settembre da personaggi ancora influenti
nel mussolinismo: Malaparte, Falqui, Ungaretti,Soffici, Bottai.
Una denuncia appassionante.
Ma non un libro di storia, e forse di sensazioni sbagliate. Curci, che è stato il
resposnsabile cultura al “Piccolo”, il giornale di Trieste, scrive amareggiato.
Dalle tante sparizioni che ci furono nella Trieste occupata. Ma soprattuto dai
silenzi dei sopravvissuti, che certamente “sapevano”. Una rete oscura, di legami
e coinvolgimenti non chiariti o non dichiarati, come negate, e forse di
corresponsabilità. Ma forse no.
Roberto Curci, Via San Nicolò 30, Il Mulino, pp. 170 €
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