domenica 6 ottobre 2019

Ebrei contro ebrei dopo l’8 settembre


“Traditori e traditi nella Trieste  nazista” è il sottotitolo. Nazista non è esatto, Trieste non lo era al tempo di cui nel libro, 1943-45, e non lo era mai stata. Ma di traditi ne ebbe molti, forse il più gran numero di ebrei deportati, dopo Roma. E di traditori un buon numero. Compreso almeno un ebreo, Mauro Grini, uno che della denuncia degli ebrei aveva fatto un commercio. Aiutato dalla memoria e i pettegolezzi della mamma cieca, Cornelia Coen Luzzatto, ebrea. Fra ricatti agli ebrei abbienti e denunce, per settemila di premio ogni denunciato, degli ebrei poveri.
È la famiglia Grini il cuore del libro. Intitolato a un indirizzo, vecchia abitazione di Joyce, dove Grini padre professava da sarto, e Umberto “Saba” (al secolo Umberto Poli), il poeta, da libraio antiquario – i Grini erano lontani aprenti dei Poli.
Delle denunce Mauro Grini fece un’industria, in poco di un anno, con la moglie Maria Collini. Entrambi allogati comodamente, con i genitori di lui, nella Risiera di San Sabba, il lager triestino, protetti da eventuali ritorsioni. Molto attivo nelle denunce anche a Venezia, e poi a Firenze e Milano. Centinaia sono state dettagliate dal Cln a fine guerra. Per un processo cui Grini si sottrasse per sparizione: forse ucciso dagli stessi tedeschi, forse protetto da un’altra identità, o emigrato come tanti nazisti.
Saba, che non denunciò nessuno, prende un terzo abbondante del libro: perché, benché ebreo, si professava antisemita. Scrisse anche a Mussolini, a gennnaio del 1939, per chiedere di “essere considerato, a tutti gli effetti morali e di legge, quello che veramente mi sento di essere: un cittadino e uno scrittore italiano, di razza italiana”. Protetto a Roma dopo l’8 settembre da personaggi ancora influenti nel mussolinismo: Malaparte, Falqui, Ungaretti,Soffici, Bottai.  
Una denuncia appassionante. Ma non un libro di storia, e forse di sensazioni sbagliate. Curci, che è stato il resposnsabile cultura al “Piccolo”, il giornale di Trieste, scrive amareggiato. Dalle tante sparizioni che ci furono nella Trieste occupata. Ma soprattuto dai silenzi dei sopravvissuti, che certamente “sapevano”. Una rete oscura, di legami e coinvolgimenti non chiariti o non dichiarati, come negate, e forse di corresponsabilità. Ma forse no.
Roberto Curci, Via San Nicolò 30, Il Mulino, pp. 170 € 15

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