La promozione dell’entusiasmo è
magistrale, ma la narrazione è deviata.
Si sbandierano calcoli del genere:
“Metà della plastica esistente oggi è stata prodotta negli ultimi quindici
anni”. O: “Nel 1950 la produzione di plastica
era di 2,3 milioni di tonnellate, nel 2015 di 448 milioni. Si prevede che raddoppi
entro il 2050”. Ma non si dice che non si beve acqua se non “minerale”,
soprattutto al ristorante: non ce n’è altra. Trent’anni fa si beveva acqua corrente.
Si beve anche sule Alpi, sull’Appennino tosco-emiliano, su mondi della Laga,
acqua in bottiglia, di plastica. Molte famiglie sono passate all’acqua da bere
“minerale”, cioè nella plastica. Né si può compare niente al banco alimentari
del supermercato se non avvolto in triplice involucro di plastica. Spesso servito con guanti indossati ad
hoc.
Viviamo compiaciuti, tra modelli
superpromozioanti, all’epoca dei Suv. Macchine inutili, che ingombrano tre e
quattro volte la dimensione utile, consumano il doppio, producono emissioni e
polveri come un autobus. Per portare il bambino a scuola la mattina.
Il Suv è al centro dele strategie di
fabbricazione – l’Alfa Romeo è in crisi perché non ha ancora un Suv.
Ma tutte le macchine sono cresciute di peso
e dimensioni, a nessun effetto – la sicurezza, si dice, ma gli incidenti non
sono meno onerosi: basta paragonare la vecchia Cinquecento alla nuova. Con doppio-triplo
ingombro su strada, doppie-triple emissioni nocive, doppio-triplo consumo di
materiali, gomme, plastiche, metalli, vernici.
Quanta acqua si spreca per pulire i rifiuti
da raccolta diversificata, plastiche, vetri?
Quanta CO2 inutile non si butta nell’atmosfera
– se è sua la colpa dell’effetto serra – per avere il termosifone a 130 gradi,
il condizionatore in ogni stanza, la lavapanni e la lavastoviglie sempre in
funzione? Vent’anni fa non c’erano i condizionatori, e non si moriva di calore.
Neanche quindici anni
Le risorse fossili sono in esaurimento
ma per effetto della globalizzazione. L’urbanizzazione accelerata della Cina
per effetto dalla globalizzazione – manodopera in città – ha consumato più
sabbia per l’edilizia di quanta ne abbiano consumato gli Stati Uniti dalla
fondazione due secoli e mezzo fa.
Flygskam e tagskryt, vergogna di volare
e vantarsi di andare in treno, sono due hashtag in voga in Svezia per per dirsi
impegnagti nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Come se il
treno non viaggiasse con l’elettricità, che una centrale termica deve produrre.
E non producesse con al frizione nuvole di particolato e altre emissioni
nocive, metalliche. Mentre della Co2 in fondo viviamo.
“Io
compenso sempre le mie emissioni di andride carbonica” è la nuova frontiera delle
ecofavole. Anche se immobili non possiamo stare. Far scorrere l’acqua dal rubinetto
produce CO2, anche mandare un sms. Alimentarsi ne produce molto di più: due
chili per un bicchiere di vino, tre per una bistecca. Andare in macchina – o in
treno – ne produce ovviamente molto di più.
L’ecofriendly
preferisce la doccia al bagno, per ridurre l’emissione, non copre i
termosifoni, usa un solo condizionatore per la tutta la casa, sbrina speso il
freezer…. E pianta alberi. Questo è già un business,
fiorente: ci sono onlus specializzate nel piantare alberi per noi, in Italia e
all’estero, per un fee, mdesto naturalmente.
Phoresta Onlus offre anche “servizi ecosistemici” – “Paghiamo, per esempio, per
rimandatre il taglio di un bosco da legna di dieci anni”, spiega il titolare a
Candida Morvillo sul “Corriere della sera”.
Nessun commento:
Posta un commento