“Su nessuna città come su Roma si esercita l’ingegno e la costanza degli
inetti”. “La comune degli uomini identifica classicità con serietà e si
comporta con essa come con la r eligione”. Gli attacchi flaianei non difettano.
“Alcuni anni fa circolava una curiosa facezia”, è annotazione dell’1 settembre
1944, “cioè che le iscrizioni all’antifascismo erano chiuse”. Ma la raccolta è più
piana che umorale. Lepidezze. “Uno dei caratteri dell’italiano è la facilità
con cui prende le sue risoluzioni”, Qualche verità scomoda. “Non ho mai avuto
simpatia per i settimanali umoristici”, corrivi al potere. Anche fulminante: “Nel 1922 entrò a Roma a
testa nuda”, Mussolini, “non sapeva ancora che piega avrebbero preso gli
avvenimenti” – “pochi giorni dopo indossava la prima tuba della sua vita”, e la
borghesia si rassicurò: la diagnosi del fascismo è, breve, molto approfondita.
Anche del dopo: “Ho notato, a proposito di intolleranza, che in Italia non
esistono avversari ma solo «cretini” – oggi sarebbero “fascisti”. Curiose note
del 1941-42, su “Documenti”, danno un’informazione di prima mano di ciò che si
scriveva nei giornali in America e in Inghilterra, come se non si fosse in
guerra.
Flaiano è scrittore apparentemente semplice. E invece “di inifiniti
pentimenti e ripensamenti, pur nello stile così tagliente, spontaneo e
beffardo” è nel ritratto di Spadolini su “La Stampa”del 26 agosto 1986, “Il
tunnel di Flaiano”. Uno scrittore. In attesa di riconoscimento.
La raccolta è di articoli e note del lascito. Di varia fonte, da “Risorgimenti
liberale”, 1944-45, , a “L’Espresso”, anni 1970, e anche di annotazioni
inedite. “Occhiale indiscreto” è una sua rubrica del 1945, su “Il Secolo XIX”. Materiali
già ripescati e ordinati nei Classici Bompiani, “Opere. Scritti postumi”, a
cura di Maria Corti e Anna Longoni. Adelphi tenta di riordinare il lascito,
voluminoso e trattato casualmente dai suoi editori dopo la morte, Rizzoli e
Bompiani - “senza un piano organico”, lamentava Spadolini, “con titoli di
accatto (non suoi: talvolta fuorvianti), con allargamenti o integrazioni a
ventaglio, rasentanti l’arbitrio”.
Qui sono raccolti trent’anni di articoli e note sparse, dal 1941 al 1972.
Non tutto quello che Flaiano andava scrivendo, ma buona parte di quello che non
raccolse in volume –meno anche della sezione dallo stesso titolo organizzata da
Corti e Longoni, dove “L’Occhiale indiscreto” parte dal 1935, con scritti di
architettura, e recensioni. Prose più malinconiche che giocose. “Aspettavamo
la fine dell’arte, è venuta la fine della moda” è del 1971 - “Il tempo dietro
il tempo”. Molti anche i “platonici”, le argomentazioni in forma di
dialogo.
Ennio Flaiano, L’occhiale indiscreto,
Adelphi, pp. 278 € 15
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