giovedì 3 ottobre 2019

Flaiano malinconico

“Su nessuna città come su Roma si esercita l’ingegno e la costanza degli inetti”. “La comune degli uomini identifica classicità con serietà e si comporta con essa come con la r eligione”. Gli attacchi flaianei non difettano. “Alcuni anni fa circolava una curiosa facezia”, è annotazione dell’1 settembre 1944, “cioè che le iscrizioni all’antifascismo erano chiuse”. Ma la raccolta è più piana che umorale. Lepidezze. “Uno dei caratteri dell’italiano è la facilità con cui prende le sue risoluzioni”, Qualche verità scomoda. “Non ho mai avuto simpatia per i settimanali umoristici”, corrivi al potere.  Anche fulminante: “Nel 1922 entrò a Roma a testa nuda”, Mussolini, “non sapeva ancora che piega avrebbero preso gli avvenimenti” – “pochi giorni dopo indossava la prima tuba della sua vita”, e la borghesia si rassicurò: la diagnosi del fascismo è, breve, molto approfondita. Anche del dopo: “Ho notato, a proposito di intolleranza, che in Italia non esistono avversari ma solo «cretini” – oggi sarebbero “fascisti”. Curiose note del 1941-42, su “Documenti”, danno un’informazione di prima mano di ciò che si scriveva nei giornali in America e in Inghilterra, come se non si fosse in guerra.
Flaiano è scrittore apparentemente semplice. E invece “di inifiniti pentimenti e ripensamenti, pur nello stile così tagliente, spontaneo e beffardo” è nel ritratto di Spadolini su “La Stampa”del 26 agosto 1986, “Il tunnel di Flaiano”. Uno scrittore. In attesa di riconoscimento.
La raccolta è di articoli e note del lascito. Di varia fonte, da “Risorgimenti liberale”, 1944-45, , a “L’Espresso”, anni 1970, e anche di annotazioni inedite. “Occhiale indiscreto” è una sua rubrica del 1945, su “Il Secolo XIX”. Materiali già ripescati e ordinati nei Classici Bompiani, “Opere. Scritti postumi”, a cura di Maria Corti e Anna Longoni. Adelphi tenta di riordinare il lascito, voluminoso e trattato casualmente dai suoi editori dopo la morte, Rizzoli e Bompiani - “senza un piano organico”, lamentava Spadolini, “con titoli di accatto (non suoi: talvolta fuorvianti), con allargamenti o integrazioni a ventaglio, rasentanti l’arbitrio”.
Qui sono raccolti trent’anni di articoli e note sparse, dal 1941 al 1972. Non tutto quello che Flaiano andava scrivendo, ma buona parte di quello che non raccolse in volume –meno anche della sezione dallo stesso titolo organizzata da Corti e Longoni, dove “L’Occhiale indiscreto” parte dal 1935, con scritti di architettura, e recensioni. Prose più malinconiche che giocose. “Aspettavamo la fine dell’arte, è venuta la fine della moda” è del 1971 - “Il tempo dietro il tempo”. Molti anche i “platonici”, le argomentazioni in forma di dialogo. 

Ennio Flaiano, L’occhiale indiscreto, Adelphi, pp. 278 € 15


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