Un film anche sulla solitudine
– egotismo – dell’attore. La Grande Attrice è una che, quando si lascia andare
ai ricordi con la figlia, si impedisce di “sprecare un’emozione”, le emozioni
vanno tenute in serbo per la recitazione. Ma niente di speciale, nemmeno in questo.
La stessa scenografia è
contenuta: un set cinematografico minuscolo, e due o tre ambienti domestici. Ma
è il modo di raccontare di Kore-eta, “il Cechov” del cinema. Accattivante.
Il regista giapponese, invitato costante al festival di Cannes, ha voluto reciprocare con un film girato a Parigi, e un tributo a Catherine Deneuve e Juliette Binoche. Ma le parti femminili più vivaci sono delle cointerpreti, le “figlie” del film-dentro-il-film, Clémentine Grenier e Manon Clavel.
Il regista giapponese, invitato costante al festival di Cannes, ha voluto reciprocare con un film girato a Parigi, e un tributo a Catherine Deneuve e Juliette Binoche. Ma le parti femminili più vivaci sono delle cointerpreti, le “figlie” del film-dentro-il-film, Clémentine Grenier e Manon Clavel.
In originale è “La verité”, lo
stesso titolo del celeberrimo film di Clouzot con Brigitte Bardot nel 1960. Ma
è tutt’altro genere: sceneggiato dallo stesso Kore-eta come una commedia borghese
da teatro boulevardier. Molto parlato, con molti caratteristi.
Hirokazu Kore-eta, Le verità
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