Il primo è la poca credibilità,
nella proposta, nella confezione: da commedia-commedia, un giallo a tirar via.
Complice la stessa inventrice del personaggio, Mariolina Venezia, che è parte
cospicua della sceneggiatura. Dai veri e propri sketch comici a un tono di
fondo semiserio. I vapori dell’attempata Sostituto per il carabiniere giovane, il
materano a oltranza, dialetto incommestibile ai più, come a dire “non
preoccupatevi, scherziamo”, e personaggi secondari, specie i cattivi, appena abbozzati,
in una mezza scena, una scena al massimo.
Volevano fare Montalbano e hanno
fatto don Matteo. Quello attorno a Terence Hill, questa attorno a Vanessa
Scalera. Che esagera in bravura. Non esagera lei, l’attrice, è il personaggio che
sconquassa l’esile sceneggiatura. Come mamma e come figlia, come moglie-amante,
specie nei nudi, implacabili in ogni produzione Rai quest’anno, e anche in
Procura, il pezzo forte dello sceneggiato, con i languori. Forse femministi –
facciamo “lei” come “lui” – ma senza senno.
Lo sforzo produttivo c’è. E la
promozione instancabile della Rai in tutte le reti, e il regista Amato, con
immagini di per sé narrative, e dialoghi comunque rapidi, eccezionalmente virati sul comico (negli sceneggiati non si ride), danno corpo al
personaggio malgrado tutto, che ambisce a tornare tra noi per qualche anno. Ma
valgono sempre la metà di Montalbano, e questo non è giusto.
Francesco Amato, Imma Tataranni – Sostituto Procuratore
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