Una
raccolta di scritti vari con due saggi celebri: “Perché scrivo”, con i quattro
motivi per cui si scrive, e “La politica e la lingua inglese”. I quattro motivi
per cui si scrive non sono “orwelliani”, ma sono ben spiegati: “mero egoismo”
(egotismo); “entusiasmo estetico”; “impulso storico”; “scopo politico”. E
questo, lamenta Orwell, potrebbe essere il suo proprio destino: “Sono una persona in cui i
primi tre motivi pesano più del quarto. In un mondo pacifico avrei potuto
scrivere libri ornati oscuramente descritti”. Ma “così come vanno le cose, sono
stato forzato a diventare un specie di pamflettista”. A partire dal 1936-37,
dalla guerra di Spagna e la scoperta di Hitler, e di Stalin. Ha cercato di rimediare: “Quello che più ho cercato di fare negli ultimi dieci anni”, gli anni 1940, “è
di convertire la scrittura politica in
arte”. Partendo sempre da “un senso di partigianeria, un senso d’ingiustizia”.
“La politica e la lingua inglese” è pessimista,
concludendo: “Il legame speciale tra la politica e lo svilimento del linguaggio
è chiaro”. Ma per motivi che ben si comprendono oggi. “Oggi tutto è politica, e
la politica stessa è un ammasso di bugie, inganni, follia, odio e schizofrenia”.
Quando l’atmosfera generale è cattiva, il linguaggio non può non soffrirne.
Poi
Orwell sbaglia, ma per generosità - il saggio è del 1946: “Dovrei aspettarmi di
scoprire – è una supposizione, non ho abbastanza conoscenze per verificare - che
la lingua in Germania, Russia e Italia si è deteriorata negli ultimi dieci o
quindici anni, per effetto delle dittature”. E invece si è deteriorata nella democrazia,
perlomeno in Italia. Lui stesso parte da disagio dell’inglese in Inghilterra,
benché democraticamente il suo paese abbia resistito e vinto. Il decadimento è globale?
Scrittore
compulsivo da ragazzo e nell’adolescenza, Orwell ricorda anche che aveva le
rime facili. A scuola compose una tragedia in rima in una settimana – non dice
su che soggetto. Elaborò poi, solo di testa, un diario per una decina d’anni,
fino ai venticinque, un diario mentale: gli serviva per fissare la memoria. Un
lungo poema include per testimoniare l’indecisione politica, il no-commitment.
Che dopo dieci anni di forte impegno non si rimprovera.
George
Orwell, Letteratura palestra di libertà,
Oscar, pp. 264 € 13
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