giovedì 24 ottobre 2019

La mafia dei diritti

Si saluta la costituzionalità del diritto ai permessi anche per gli ergastolani mafiosi come un segno di libertà. Si saluta un po’ per vezzo avvocatesco, e un po’ per stupidità. Quella che si fa vanto dell buona coscienza. Di Manconi si capisce, è sempre stato contro ogni ingiustizia, ma anche di giudici come Colombo e Spataro che dei diritti degli imputati se ne sono sempre sbattuti – che non è stupidità, ovvio,  solo ipocrisia.
“La pena  deve rieducare”, dice Spadaro. Si parla di diritti di imputati di delitti plurimi che non  hanno mostrato alcun segno di ravvedimento.
Il giudice deve avere la libertà di decidere, dice Colombo. Che invece di fatto espone il giudice a pressioni inevitabili da parte dei mafiosi. Stiamo parlando non di singoli delinquenti ma di delinquenza organizzata – ma meglio sarebbe dirla organata, tribale, di sangue.
E quanta violenza nella difesa dei diritti dei mafiosi. “La mafia è tutt’altro che sconfitta”, osserva pacata Maria Falcone, “così si vanifica la battaglia di chi è morto per fermare i clan”. Lo dice su “la “Repubblica”. Lo stesso giornale che apre con l’invettiva di Manconi: “Non è vero che  - sul piano simbolico, emotivo o della memoria storica – qualcuno ha riammazzato Facone e Borsellino (come strillava un titolo non saprei dire se più imbecile o più farabutto)”. Però, che violenza il pacifista Manconi - sul piano di fatto.
Il diritto costituzionale sancito dalla Consulta porterà anche  un allentamento dei “pentimenti”. E questo è da decidere se sarà un male oppure un bene.

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