La tecnica pure non sembra
più gran che. È un collage di parole
altrui. Titoli, sommari, brani di articoli, di manuali, saggi, romanzi,
ritagliati e assemblati. Non una novità: Cortàzar lo aveva già fatto in “Rayuela”.
Con l’ausilio grafico, che alla “Violenza” di Balestrini è mancato, la riproduzione
dei ritagli in originale. E per un racconto, di fantasia, non per un
racconto-saggio politico, della violenza che è endemica, e che ci volete fare
L’effetto che si sarebbe
portati a estrarne, legittimamente, della “verità” vagante nell’opinione
pubblica, o nei mezzi di comunicazione di massa, non c’è: Balestrini non è un
massmediologo. È un agitatore, che la violenza fa buona, anche quella dei
media. Come contro-violenza e non solo: è esteticamente buona, come un tempo lo
era la guerra, per D’Annunzio. Balestrini si vuole sovversivo, ma ben fuori dalle
lettere, sul piano pratico e politico.
Resta il document di un’epoca.
Non lusinghiero. Balestrini, di suo poeta quasi lirico, si accredita come di
avanguardia. Ma allora è l’avanguardia di una retroguardia. Di un’arretratezza oggi
impensabile ma evidentemente corrente negli anni 1960 – quando Arbasino divenne famoso per perorare la “gita
a Chiasso”.
Nanni Balestrini, La nuova violenza illustrata, Bollati
Boringhieri, pp. 280 € 18
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