giovedì 17 ottobre 2019

Le visioni di Poe


Dei “Marginalia” che oggi farebbero una fama e una carriera. Diminutivi, come era nel carattere schivo di Poe – “il nonsense è il senso essenziale della Nota a margine”. Prose giornalistiche – recensioni e elzeviri - come note a margine, di una vasta biblioteca. Che Poe non possedeva, ma ne aveva la cultura.
Scriveva le note per bisogno, e anche per il piacere di “vedere con chiarezza il meccanismo di qualunque opera d’arte”. Con la chiave, forse, dei “terrori” narrativi per cui è famoso, quando spiega la sua capacità di memorizzare le “visioni” tra sonno e veglia, I sogni, la parte dei sogni, che si ricordano: “Sono in grado di passare di soprassalto da quel punto alla veglia – e di trasferire in tal modo il punto stesso nel regno della memoria – di trasmetterne le impressioni, o più esattamente le rimembranze, a una situazione ove io possa esaminarle con occhio analitico” – altrove annota: “Dal volume della Disperazione, rilegato in ferro”. 
Pasolini teneva un taccuino a portata di mano per segnare le “visioni” ai risvegli notturni. Lovecraft non mancava di segnarsi gli incubi. Poe riusciva a fissare le immagini che si accavvalano al punto del risveglio, del “sonno attivo o paradossale”, i cinque-quindici minuti della “fase Rem”, rapid eye movement.
È l’edizione Theoria del 1994, con la stessa traduzione, di Cristiana Mennella,  e con la sempre suggestiva “nota al margine” di Ottavio Fatica. Di cui in questo sito un suggerimento per la riedizione, due anni e mezzo fa:
Poe è letterato di sterminata erudizione e intuizione, in entrambe le “due culture”. È ben lui l’autore anche di “Eureka”, il poema in prosa che Valéry poteva dire ancipatore della teoria della relatività. A torto, ma a ragione era ben nel solco di quello che sarà il darwinismo, con annessa teoria del Big-Bang, del mondo che ha un iniziio e che è in evoluzione. Questi marginalia sono divaganti ma bien pondus.  
Edgar Allan Poe, Marginalia, Adelphi, pp.249 € 14

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