Arabi – Erano riprovati in antico in quanto “molli”. L’aggettivo viene detto oraziano – Orazio ha anche lui gli Arabi
“molli” nelle Satire: “Molles columbas
Arabesve molles”. Ma Catullo lo aveva preceduto, al carme 11, con gli “Hyrcanos Arabesve molles” – cui Orazio
con tutta evidenza si rifà.
Il “molle” di Orazio è caricato nei manuali di “senso di riprovazione etica”. Ma la Loeb Classical Library
dice gli Arabi di Catullo “gentili”:
Berneschi – È, è stata, una robusta e
costante tradizione in Italia, che ora si trascura, anche negli studi. Wikipedia non registra la voce, Treccani la lascia
confinata alla scuola di Berni, 1522-23 – le storie della letteratura non si fanno
più.
Il genere è alle origini della poesia
italiana, con Cecco Angiolieri, Rustico di Filippo, Folgore di San Gimignano. Poi
il Burchiello, Sacchetti, Grazzini “il Lasca”, Redi, e nel Settecento plurime
manifestazioni: Baretti, Gozzi, lo stesso Goldoni, Parini, Casti,
Batacchi, il “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno” dei Wu Ming bolognesi di
allora, con l’abate Meli. Poco nell’Ottocento, ma di grande forza, in dialetto:
Porta, Belli, Ammirà, Giusti (il “Geppino” di Manzoni). Nel Novecento anche il
dialetto si fa serioso e la vena s’inaridisce.
Capolavori –Franco Lorenzoni celebra
Rodari sul “Robinson”. Il lettore Livio Labuz rincara, assumendo che Rodari non
è valorizzato a scuola perché comunista e laico, e la scuola, si sa, è confessionale.
La stessa, aggiunge, che non vuole “Pinocchio” libro di testo. Ma Lorenzoni non
concorda: Rodari è valorizzato a scuola, semmai sono “capolavori come ‘Piccolo
blu e piccolo giallo’, del poeta Leo Lionni”, che “censure arroganti da parte
di ultrà della religione…. in nome della guerra a una presunta ideologia gender,
pretendono di escludere dalle scuole”. Ognuno ha i suoi capolavori.
Non male, così si moltiplicano.
Caratterista – Era una figura - una
maschera, o anche soltanto una cadenza - che ne faceva da sola un personaggio,
per quanto di contorno, per una o due battute o scene, “caratterizzato”,
riconoscibile. Il “carattere” ricorre in Gadda (“Divagazioni e garbuglio”, 283,
a proposito di Belli) come quello che “ricrea quasi in un magico attimo, omessa
ogni didascalia ritardatrice, l’ambiente e la scena”. Ed è il segreto di Belli:
“Il Belli compie il raro miracolo d’esser pittor d’ambiente e scenografo solo
all’essere caratterista: e caratterista, e quale!, all’aprir bocca appena il suo
ciarlante personaggio”.
Dante – Drammaturgo lo vuole,
incidentalmente, Gadda - e quasi poeta di strada, dal vivo – a proposito del
dialetto: “Il dialetto, non meno di certo dialogo di Dante, è prima parlato o
vissuto che non ponzato o scritto”.
Il Dante “tedesco” di Emil Ruth e
Stewart Houston Chamberlain non ha anche “il buon Barbarossa”? Quale prova
migliore.
Fogazzaro – Non si legge, e anzi non
si pubblica, che pure sarebbe in tono col perbenismo (buoni sentimenti), col
campanile e crepuscolare. Entro il cielo basso prealpino-padano. Ripieno
d’impasti dialettali. Che i personaggi fa vivere nella loro “sublime meschinità”, dicevano le storie della letteratura.
Greco – I radicali greci dell’uso
scientifico sono una novità del secondo Settecento. La ένέργεια di Aristotele entra nel gergo
scientifico con Sadi Carnot e Joule. Lo stesso la parola e il concetto di “potenziale”.
Entrambe erano ancora sconosciute a
Volta.
Manzoni – “Manzoni è cognome
bergamasco, cioè di gente d’antico vigore”, C.E.Gadda, “Milano”, in “Divagazioni
e garbuglio”, p. 474: “Il toponimo Bergamasco potrebbe forse derivare dal
germanico Bergheim, Casa del Monte (rispetto a Milano)”.
Bergamo è così chiamata, dunque, in
germanico dai milanesi.
Pinocchio – È in Orazio, la satira
VIII del Libro I: “Olim truncus eram ficulnus, inutile lignum\ cum faber, incertus scamnum faceretne Priapum,\ maluit
esse deum…”? In tutta evidenza. È Pinocchio
anche come Priapo, svagato se non lascivo: Orazio immagina un falegname, faber, incerto sull’utilizzo di un legno
storto inutile, se farne un dio o uno sgabello….
Populismo – Il popolo è concetto e
soggetto più ricorrente nella raccolta di testi di C.E.Gadda “Divagazini e garbuglio”. A proposito degli
scrittori più amati, Manzoni e Belli, soprattutto, e Porta. Fa parere il popolo
la novità di questi autori ottocentesca più apprezzata.
Roma – Sa di palude nei racconti ultimi,
degli ultimi viaggiatori scrittori, americani: Malamud e Cheever, anche in
Vidal – come già in Henry James. Cozza contro la sensibilità americana, o ha
evoluto da ultimo in questo senso?
Per i francesi è quale è sempre stata,
architettura e arte, e trasgressione. Per i tedeschi storia da una parte, e
vino e licenza (la campagna romana, la frasca, la popolana).
Gli inglesi raccontano poco o niente
Roma, forse per antipapismo.
Anche in Russia non c’è Roma. Eccetto
che in Gogol, che vi soggiornò nove o dieci volte in dieci anni, dal 1837, vi
scrisse “Le anime morte”, vi frequentò Belli, e la celebrò nel racconto “Roma”,
nella gloria della luce e delle pietre.
Salieri – Era dunque un altro. Vittima
del film di Forman su Mozart, 1984, che lo fa invidioso e probabile
assassino. Era un compositore di fama e di sostanza. Rousset ne ripropone le
opere francesi, per la corte francese lontano dai pettegolezzi di Vienna, “Le
Danaïdes” e “Tarare”, con successo di
critica (“partitura magistrale”,”gusto orchestrale”, “passo drammatico”, “varietà
di caratteri”) che lo tiene per “grande compositore”, e di pubblico.
Le due opere avevano avuto grande
successo alla rappresentazione. Gluck avocò a sé in un primo momento la
scrittura delle “Danaïdes”, un’opera che aveva avuto in progetto da tempo e non
aveva potuto scrivere per la poca salute. “Tarare” è su libretto di
Beaumarchais.
Yiddisch – Magris lo voleva morto
quarant’anni fa, introducendo la prima traduzione del primo romanzo del Nobel yiddisch
Isaac B. Singer, “Satana a Goray”: “Lo jiddish, il linguaggio ebraico-tedesco
parlato da secoli dagli Ebrei nell’Europa centrale ed orientale e irradiatosi
successivamente in varie parti del mondo
e soprattutto in America, è stato la lingua dell’ebraismo della diaspora.
Il suo tramonto – che Henry Miller definisce ‘una perdita per il mondo’ – segna
un po’ la fine della civiltà diasporica”. Di fatto, però, non soltanto era la
lingua delle strade, le piazze e i caffè di Tel Aviv in quegli anni 1970 – insieme
con lo spagnolo criollo (sefardita
argentino). Ma è praticato tuttora in Germania e in Polonia, seppure non più
scritto, non con l’arte di Singer, oltre che in Israele, nelle famiglie
arrivate dall’Europa centro-orientale, e si è diffuso in America, lingua franca
ebraica invece dell’ebraico, poco masticato.
letterautore@antiit.eu
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