Laterza voleva rinovare la
casa editrice, affrancandola dall’eredità di Croce, e si rivolge aa Alvaro come
mediatore culturale col mondo liberal-radicale, della rivista “Il Mondo”. Sia
come autore: le proposte di Laterza furono tre o quattro, ma impraticabili,
Alvaro essendo legato per contratto a Bompiani. Sia come curatore di nuove collane,
procacciatore di nuovi collaboratori alla casa editrice.
La pubblicazione non aggiunte
molto, né alla storia della casa editrice né a quella di Alvaro. Laterza si rivolge
ad Alvaro dopo il rifiuto di Carlo Levi. Alvaro ci teneva a raccogliere gli scritti
sul Sud, pubblicati sul “Correre della sera” e, più numerosi, su “La Stampa”, ma
lo farà con Bompiani, “Un treno del Sud”. Ma è rinfrescante leggere – supportati
dai chiarimenti estesi del curatore in nota - in che termini un editore pensava
alla sua casa editrice. Gli anni 1950 sono lontani, ma non poi tanto.
Un curioso segno dei tempi è
peraltro introdotto dallo stesso curatore. Nisini dice di Alvaro “scrittore
calabrese”, di Scotellaro “scrittore lucano”, di Croce “filosofo abruzzese” –
manca di Laterza l’editore pugliese o barese, ma l’effetto Lega è imponente. Ora
la Lega si nega, ma parliamo e professiamo il suo linguaggio.
Giorgio Nisini (a cura di), Corrado Avaro e Vito Laterza, carteggio
1952-56, Laterza, pp. XXVIII-76 € 14
Nessun commento:
Posta un commento