Fa
pena vedere otto-dieci microfono che inseguono un onorevole sconosciuto per
avere la dichiarazione del giorno, con cui compilare il pastone politico, pesato
percentualmente in base al peso parlamentare dei partiti. Una ventina di persone,
compresi gli operatori, un centinaio se si ipotizzano quattro-cinque di queste
squadre, perse a rincorrere personaggi inutili, che dicono farsi di circostanza,
già pesate pr lo spazio che verrà loro concesso: dieci secondi, quindici, trenta.
Non è giornalismo e non è nemmeno imbonimento. Ma non c’è altra politica.
“L’ergastolo
ostativo va abolito”, l’ex giudice Colombo. “Non va abolito l’ergastolo ostativo”,
l’ex giudice Grasso. Una questione forse giuridica. Ma che due giudici, seppure
ex, si accapiglino sul diritto dei mafiosi (l’ergastolo per delitti di mafia
non consente – “osta a” – la concessione dei “benefici di legge”, le riduzioni
di pena), questo è una pena per gli innocenti.
80
miliardi di spesa pubblica in più all’anno, dal 2013. Dopo il governo virtuoso
e tagliatutto di Monti. Con gli stipendi pubblici bloccati. Col turnover nel
settore pubblico bloccato – negli ospedali, all’università, nelle scuole. Senza
investimenti. Nemmeno in infrastrutture. Oltre ogni senso del ridicolo.
Il
nemico non è l’Europa, è lo Stato.
La
vedova dell’ex presidente Leone spiega a Cazzullo sul “Corriere della sera”
ampiamente, per due pagine, come suo marito fu sacrificato dai Dc a Berlinguer
per Moro, che lui voleva salvare e il Pci assolutamente no. Silenzio.
Spiega
anche che aveva ricevuto per lettera anonima l’indirizzo del covo Br dove Moro
era detenuto, che l’aveva inviata, protocollata, all’Interno, e che niente si
era mosso. Silenzio.
Anche
del “Corriere della sera”.
Vittoria
Leone spiega a Cazzullo che il libro di Camilla Cederna contro suo marito, che
lo costrinse alle dimissioni, e alla depressione – 23 anni, una vita, di
depressione – fu fatto con i bollettini di “OP”, l’agenzia di Mino Pecorelli,
“agenzia” (di stampa) ricattatoria, con fonti dei servizi segreti e della P 2. Ed
è vero.
Scalfari
non gradiva Cederna, che pure aveva voluto a “L’Espresso”. Non la volle a “Repubblica”, e la volta o due che, a Roma per il suo
libro, passò a “Repubblica”, alla riunione mattutina della redazione, si
mostrava insofferente. Però il gruppo Repubblica-L’Espresso poté passare con
quella campagna stabilmente col Pci di Berlinguer.
“Alitalia
perde mezzo milione al giorno”, un miliardo di lire.
La
crisi Alitalia presenta “fin qui un conto da 10 miliardi”, di euro, ventimila
miliardi dire. Senza risanamento. Ora si vuole una sorta di nazionalizzazione.
Senza risanamento. Una follia. Ma Grillo è irremovibile, la vuole salva, che
dieci anni fa voleva dichiarata fallita Telecom Italia.
.
La
sentenza Wto dice che l’Italia pagherà i dazi americani perché l’Airbus
franco-tedesco, con la Spagna gregaria, si è venduto e si vende in dumping. Ma
di questo non si tratta nei media, né nelle notizie né nei commenti.
L’argomento è lasciato a Salvini e Meloni, come se fosse un pretesto polemico.
Ma è su questi fatti che si forma l’opinione. A dispetto dei media.
L’arbitro
Skomina di Barcellona-Inter è il migliore per “la Repubblica”, dopo i due centravanti:
“Energico e preciso, dirige con personalità”. In una partita in cui tutti hanno
potuto vedere che “non vedeva”. Compresi Gianni Mura e altri specialisti dello
stesso giornale. C’è un mafia degli arbitri,
una loggia?
Via
il consiglio d’amministrazione dell’A ma, l’azienda dei rifiuti romana: il sesto
cambio in tre anni. L’ultimo cda è durato appena 100 giorni, tra polemiche
costanti. Tutti rigorosamente grillini, i membri di questi consigli, e i
relativi assessori-e, scelti-e dalla sindaca Raggi, da Grillo personalmente e
da Casaleggio. Mentre i marciapiedi sono intasati d’immondizia, e i cassonetti
puzzano, anche ora col fresco d’autunno.
I
siluramenti avvengono senza dare una ragione.
Alle
sue ultime ore di governo, la Commissione di Bruxelles dà il via libera
preventiva al governo italiano sul bilancio 2020, accordando “14 miliardi di
flessibilità”. Non noccioline. Non ci sono vincoli e regolamenti rigidi, c’è
solo la politica. Al governo di appena ieri non si concedeva alcuna “flessibilità”.
Delrio
ai capi del Pd, Zingaretti e Franceschini: “Muoviamoci o detterà lui l’agenda”,
lui Renzi; “conosco Matteo, chiamerà tutti i capi delle categorie per
intestarsi il no agli aumenti Iva”. Come se i “capi delle categorie” fossero
scemi.
Delrio,
che deve tutto a Matteo, gli fa la spia. Non c’è pudore fra democristiani.
Nessun commento:
Posta un commento