Gesù
– È figura popolare nell’intellettualità asiatica, anche tra i non
credenti. Come figura storica e come parte delle religioni asiatiche. Mentre
perde terreno nell’intellettualità occidentale. È motore del “progresso”, della
costruzione della storia? V. Ian
Johnson, “The Eastern Jesus”, in “The New York Review of Books”, 24 ottobre,
In India da lungo tempo nei commentatori religiosi – oltre che, va
aggiunto, nella persistenza del culto nestoriano in Kerala di cui in Arundhati
Roy, “Il Dio delle piccole cose”. .In Corea del Sud e in Giappone come adesione
popolare al cristianesimo nella fase postbellica di occidentalizzazione. E ora
soprattutto in Cina, proprio fra gli Han, i cinesi-cinesi, il 92 per cento della
popolazione, purché entro i limiti posti dal regime: adesione al Partito,
disciplina, patriottismo, eccetera. Con
adattamenti altrove della figura di Cristo. Specie in India, dove viene spogliato
della nascita virginale, nonché di comportamenti non-etici, quali mangiare la
carne e il pesce.
È il motore del “progresso”, della storia-che-si-fa, prometeica?
Contemporaneamente è figura che si perde - stinge,
evapora, si dimentica – in Occidente. In quello che si considerava il suo Occidente.
È questo dell’Occidente un affrancamento? Una
involuzione? Stinge nell’intellettualità. Che per altro non brilla in questa
fase in Occidente – ristagna, la mente come l’economia.
Masochismo
-
Il masochismo è la forma più dura di sadismo, inscalfibile. Un complesso di
colpa che non ha complesso di colpa. O: dove il complesso di colpa si esprime –
si esercita, infierisce - liberamente,
senza complessi, senza freni.
Nuovo – È il must di ogni bene intenzionato. Disfarsi
del vecchio, pensare e agire “nuovo” – nuovo ha sostituto rivoluzione e
rivoluzionario. Ma è approssimato, una mozione della volizione, senza più. Mentre
resta vero che “pensare con chiarezza è il primo necessario passo verso la
rigenerazione politica”, di G.Orwell, “La politica e la lingua inglese”.
Paternità – In desuetudine
perché ingiusta? Nel rapporto padri-figli, secondo il detto notarile “le mort saisit le vif”, il morto entra
in possesso del vivo, attraverso i beni che gli trasmette – e attraverso la memoria.
La
maternità svolge questo ruolo in vita, con i figli maschi e – nell’antitesi –
con le femmine.
Patriottismo – Non è reazionario:
è argomentazione di Orwell in guerra, nel 1941, “Il leone e l’Unicorno”, ma con
valenza più ampia. V. p.85. “Nessun rivoluzionario è mai stato un
internazionalista”, scopre Orwell: l’internazionalismo della rivoluzione francese
era imperialista. Lo stesso il bolscevismo, che sotto l’ombrello dell’internazionalismo
schiavizzò mezza Europa. O del partito Comunista cinese, dal Tibet a Hong-Kong.
“Il
patriottismo non ha niente a che fare col conservatorismo”, è l’argomento di
Orwell: “è di fatto l’opposto del conservatorismo, poiché è la devozione a
qualcosa che cambia in continuazione e tuttavia è sentito come misticamente lo
stesso. È il ponte tra il futuro e il passato. Nessun rivoluzionario è mai stato
internazionalista”.
Selfie – “Nevo narra Nevo, che
romanzo!”, è entusiasta Piperno dell’ultimo libro del romanziere israeliano. La
vita - presunta ovvio, propria o altrui , nel vecchio genere della biografia ora
passato alle immagini (docufilm) – come romanzo. Narrazione. Storytelling. Parte dello “storione familiare”
freudiano. Ma con una prospettiva accorciata, semplificata: Non
l’occhio-memoria di uno su un altro, ma
su se stesso. Con un’accresciuta dunque implausibilità. La plausibilità è quella
romanz-ata-esca, ma poi?
“Niente
mi sembra danneggi per sempre il ricordo di un uomo più dell’autocompiaciemnto.
Anche quando si presenta nelle vesti della modestia” è riflessione di Wittgenstein,
“Movimenti del pensiero”, 39.
Storia – “La
storiografia, seppur la confortino pergamene e decretali, brevi e brevetti, ceralacche
e diplomi, è pur sempre una attività dello spirito: la pelle della pecora
diplomatica, o il sasso della stele di Lione non impediscono Eràto di esser
musa”, C.E.Gadda, “Divagazioni e garbuglio”, 101.
Ib.:”La
storiografia presuppone una memoria, una percezione del nostro essere di genti
o famiglie umane, che sia vasta e profonda al possibile. Dobbiamo vederci e
sentirci consecuzione vivente di chi ha vissuto. E talora alcuno di nostra gente,
quando si chiama Livio o Vergilio, rivive e risogna nell’attimo quella che è
stata la tragica figurazione della storia”.
Id.
p. 145: “Il senso del passato, inteso come necessario supporto della nostra
efimera contribuzione alla conoscenza,
si manifesta operante negli spiriti più alti”: Platone, Virgilio, Dante,
Michelangelo. Mentre “il verboso epinicio del futuro, per converso, esplode come trombone in fiera e petardo
dalla pseudo-epilessia del dipoi accademico
Filippo Tommaso Marinetti. Pim pùm pàm!” – “il futuro è garentito al limone”.
La
storia è sedimentazione. Il futuro invece opinabile: tra il fuoco d’artificio e
la trenodia – si è volentieri negromantici sul futuro. È una forma di
scongiuro?
Tempo – C.E.Gadda ha
“il ruminante tempo”, “Divagazioni e garbuglio”, 129.
Umanesimo – Si tende a farne,
con intento celebrativo, un momento storico, meglio se italiano (nazionale), di
cambiamento di ottica, dal celeste e soprannaturale, o religioso, al terreno e
l’umano, ma altrettanto celestiale, dominato da impulsi di pace e di giustizia
– dalla virtù. In identificazione con l’“Occidente”. In antitesi con la modernizzazione benché anch’essa “occidentale”
: il balzo in avanti, la tecnologia, l’indistinto o amorfo planetario, finanche
di un postumano – di un Prometeo autodistruttivo. Mentre è un sostrato, il
lievito attivo di ogni palingenesi, sia pure distruttiva – quanta distruzione
nell’umanesimo classico, dei secoli successivi al Quattrocento, dell’umanesimo
storico, fino a oggi, alle vecchie, vecchissime e sempre rinnovate guerre di
religione.
zeulig@antiit.eu
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