Keanu Reeves si fa un dovere di non
sfiorare le ragazze che insistono per i selfie:
non nasconde le mani, né le lascia inerti, le mostra lontane.
Lo stesso attore è idealizzato perché
la sua nuova compagna, artista visiva, peraltro celebre di suo, Alexandra Gant,
va in giro a cinquant’anni con i capelli grigi. Lei non conta, nella coppia
Reeves-Grant. Anzi è assomigliata, per complimento, alla “settantaquatrenne
Helen Mirren”. L’America è un paese governato dalle donne, ma antifemminista.
Un pensionato dell’esercito americano,
ufficiale di artiglieria, scrive in un saggio sulla rivista “The Atlantic”, “My
Army service made me believe in universal health care”: “Prima di arruolarmi
non capivo la sanità pubblica, né alcuna forma di assistenza sanitaria
pubblica. La sanità pubblica in qualsiasi forma mi sembrava oppressiva, un
limite alla mia libertà”.
È sulla riforma sanitaria di Obama che
il partito Democratico ha perso le elezioni già vinte del 2016. E ora pensa di
limitarla, cioè di ripudiarla.
Si processa il presidente eletto, Trump, per abuso dei poteri
presidenziali. Ma non su fatti - illegalità o procedure anticostituzionali: su testimonianze, di
avversari, qualcuna anonima.
Non si fa il processo a Trump in un tribunale, con giudici, accusa e
difesa, ma come uno show televisivo, nel quale alcuni personaggi si esibiscono,
più o meno convincenti. La berlina, nata per ridere, come massima forma
democratica – un processo non è uno scherzo.
Il rifiuto del presidente – la mancata accettazione del voto – in
America non è nuovo, determinato dal personaggio Trump. I necrologi per il 41mo
presidente George Bush sono unanimi nel dirlo l’ultimo presidente accettato,
non rifiutato cioè dagli oppositori. Dopo Bush padre ci sarà solo l’esercizio
irriflesso della passione politica, da destra e da sinistra, contro Clinton,
Bush jr., Obama, Trump.
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