La caduta come un fatto
tedesco. Anzitutto la divisione: di comunità e anche di famiglie, per il
divieto di circolazione, il vero Muro, politico, burocratico, mentale. Con
lampi sul modo di vita della Germania Est, per molti aspetti privilegiata:
l’infanzia, la pensione, il reddito assicurato, e un discreto tenore di vita.
In gara con Berlino Ovest, eretta a vetrina dell’Occidente, col meglio
dell’arte, della musica – David Bowie in concerto presso il Muro con le casse
rivolte all’Est - e delle intelligenze, nella Libera Università, l’esenzione
militare per i giovani di leva, e l’esenzione fiscale sul reddito per i nuovi
residenti. Attraverso le testimonianze di italiani che vi risiedevano o vi
viaggiavano liberamente. E quella singolare di una famiglia che aveva scelto di
vivere nella Gerania Est, una delle tante, nel caso una di Milano.
Singolare anche il racconto
della caduta del Muro. Come si produsse di fatto, quasi casuale, per l’eclisse
della politica, di un regime che di fatto non esisteva più. Dopo che i tedeschi
avevano avuto la libertà di espatriare attraverso la repubblica Ceca e
l’Ungheria. E masse di berlinesi si erano stipate nei giardini delle ambasciate
occidentali, specie in quella della Germania di Bonn. Con i ricordi personali
di alcuni che ne furono protagonisti all’Est, tra essi il pastore Gauck, che è
stato presidente della Repubblica fino a due anni fa, e a Berlino Est animava il
Neues Forum, l’unico partito non comunista ammesso dal regime.
La caduta del Muro fu un
evento molto complesso. Ma quest’aspetto, di come lo semplicemente avvenne, è probabilmente quello più significativo,
anche quando se ne farà la storia: non c’era più una Germania Est, un partito,
un regime, dopo che Gorbaciov aveva chiuso in caserma i carri armati sovietici.
Christian Di Mattia-Ezio
Mauro, 1989. Cronache dal Muro di
Berlino, Rai 3
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