Pubblicitario solerte e inventivo come
l’originale. Col quale peraltro in questo campo ha debuttato, collaborando a
lungo, con soddisfazione di entrambi. Poi editore, sempre secondo il modello
berlusconiano, del passo lungo come la gamba: prima i periodici, poi la tv, la
7, poi il grande salto, nel “Corriere della sera” e nell’editoria libraria. Se
ci ha da essere un altro Berlusconi, sarà lui, Urbano Cairo.
Di Cairo non si parla di ambizioni
politiche. Ma neanche di Berlusconi si parlava. Cairo è però pronto. E che ci faccia
un pensiero è confermato dal fatto che non se ne parla. Non se ne deve parlare:
nessuna indiscrezione, nemmeno un pettegolezzo. La cosa è seria.
Il suo posto, anche per orientamento sociopsicologico,
aperto ma cauto, conservatore, è quello di Berlusconi. Anche la posizione di
Renzi gli è congeniale – ma Renzi no, la persona.
La successione, anche di questo non si parla.
Ci può essere solo se non se ne parla: niente investiture. Cairo non l’ha
avuta, non l’ha richiesta, come pubblicitario, poi come editore, come editore
tv, come grande editore. Non ne ha bisogno, sempre si è trovato con Berlusconi
d’accordo, se non del tutto in sintonia. E sa che la pera cade quando è matura,
cade da sola: il dopo-Berlusconi deve maturare. Cairo sta lì, con tutti gli
attributi.
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