venerdì 1 novembre 2019

Dopo Berlusconi Cairo

Nel calcio no. Non si può dire, finora non l’ha azzeccata: il Torino è per un motivo o per l’altro sempre in affanno. Ma per il resto sì, è lui: il secondo Berlusconi. In formato piccolo, uno che gioca sulla modestia e non sulla spacconaggine, ma uguale.
Pubblicitario solerte e inventivo come l’originale. Col quale peraltro in questo campo ha debuttato, collaborando a lungo, con soddisfazione di entrambi. Poi editore, sempre secondo il modello berlusconiano, del passo lungo come la gamba: prima i periodici, poi la tv, la 7, poi il grande salto, nel “Corriere della sera” e nell’editoria libraria. Se ci ha da essere un altro Berlusconi, sarà lui, Urbano Cairo.
Di Cairo non si parla di ambizioni politiche. Ma neanche di Berlusconi si parlava. Cairo è però pronto. E che ci faccia un pensiero è confermato dal fatto che non se ne parla. Non se ne deve parlare: nessuna indiscrezione, nemmeno un pettegolezzo. La cosa è seria.
Il suo posto, anche per orientamento sociopsicologico, aperto ma cauto, conservatore, è quello di Berlusconi. Anche la posizione di Renzi gli è congeniale – ma Renzi no, la persona.
La successione, anche di questo non si parla. Ci può essere solo se non se ne parla: niente investiture. Cairo non l’ha avuta, non l’ha richiesta, come pubblicitario, poi come editore, come editore tv, come grande editore. Non ne ha bisogno, sempre si è trovato con Berlusconi d’accordo, se non del tutto in sintonia. E sa che la pera cade quando è matura, cade da sola: il dopo-Berlusconi deve maturare. Cairo sta lì, con tutti gli attributi.

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