Il campione gioca per quello che vuole e come dice lui - per
la sua nazionale, il Portogallo, e nient’altro. Gioca solo quando ha la palla
per puntare la porta avversaria – non gioca con la squadra, non ha mai fatto un
“recupero”, nemmeno a centro campo. Ogni tanto accampa un acciacco, oppure
accampa di non averlo. Non si può sostituire anche se non gioca, altrimenti si
arrabbia. Non segna – i calciatori che la Juventus aveva messo in vendita per
fare luce a lui, Dybala e Higuaìn, hanno segnato due e tre volte le sue reti, e
non su suo passaggio. Scontenta e squilibra lo spogliatoio, di tutti quelli che
faticano, anche perché con lui giocano in dieci e non in undici. Non è nemmeno
simpatico, in due anni non ha imparato una parola d’italiano – che per un portoghese
non è impossibile.
C’è una logica economica forse in questo Ronaldo. Gli sponsor
pagano di più, gli abbonamenti e i biglietti si vendono più numerosi e più cari,
i diritti asiatici sono più generosi? È probabile, ma è vero solo in parte. I
premi di Champions, campionato e Coppa Italia, la Juventus ne aveva guadagnati
di più senza il Campione. Né si capisce perché si è voluto “riempire gli stadi”
con un campione acclamato, ma al tramonto e già inappetente, invece di “costruire”,
con ben minore esborso e più profitto, l’immagine di un Dybala, che è pure simpatico
e non si lamenta mai anche se lo bastonano, ma fino all’altro mese si voleva
disperatamente vendere, anche svendere.
Non c’è logica economica nel calcio. E nemmeno logica.
Le follie continuano sotto la la copertura manageriale. E sotto
le laute percentuali che si pagano ai procuratori?
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