La commessa della rivista era
stata onorata con un racconto “americano”: è un magnate americano che domina l’informazione
nel mondo. E la pubblicità, che vende con l’informazione: cifre iperboliche
ogni giorn il magnate si conteggia.
Una seconda anticipazione,
profetica, è politica. Gli Stati Uniti sono a 75 stelle, padroni della metà del
mondo: di tutta l’Amerrica e di ciò che resta dell’Inghilterra, annessa da un
secolo e mezzo come colonia. L’altra metà del mondo è della Cina. Con uno
spruzzo di multilateralismo: L’europa è divisa al Reno, di là la Russia, di qua
la Francia, con le province di Roma, Madrid e Vienna.
Non sono le sole
anticipazioni. Gli scrittori già scrivono in batteria, quello che i lettori chiedono.Un
accusato è condannato prima del processo – è anzi giustiziato, prima del
processo e della eventuale condanna. Il re dell’infromazione finanzia ricerche
scientifiche e imprese spaziali. E pensare che nel 1889 per Verne l’aumento
dell’età media da 37 a 58 anni sembraba un balzo irriproducibile.
Un racconto veloce, quasi
sbrigativo – di “scienza” q.b. Con un
po’ d’ironia. L’ambasciatore inglese che lamenta l’indigenza del suo paese,
“non ci resta più nulla”, del grande impero del 1889, della regina Vittoria al culmine
della gloria, il magnate lo consola: “Come, più niente! E Gibilterra?”
In originale, con la traduzione.
Jules Verne, La giornata di un giornalista Americano nel
2890, Ibis, remainders, pp. 75 € 4
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