Il
“sistema” nom funziona. È il 2011, e gli effetti della crisi del 2007, negletta
ma grave e gravissima, fanno dubitare del “sistema”. Già il “Times” un paio
d’anni prima, il giornale conservatore, intitolava: “È tornato!” Non è
successo. Ma incombe: niente è stato risolto della crisi – e nemmeno
aggiustato, a credere agli scontri protezionistici in atto.
Eagleton
non sa o non vuole vedere dove e come Marx avrà ragione. Si limita a confutare
“dieci delle più conosciute critiche di
Marx”, nel passato, nell’Otto-Novecento. Ma sgomberando il campo dai falsi
marxismi, apre una porta: qualcosa dovrà pur succedere, di “marxiano”, la
borghesia dovrà pure svegliarsi, prima di perire. Vale quanto spiega sorridendo
al cap.1: “Non è che abbiamo scoperto con sgomento che Marx era a libro paga
del capitalismo. Lo abbiamo sempre saputo. Senza le filande Engels a Manchester
Marx non sarebbe sopravvissuto”.
Fisicamente, intende Eagleton. Ma di più è probabile: che ne sarebbe stato della
borghesia, nel secolo e mezzo passato, senza Marx? Non esisteva prima, e
nessuno l’ha illustrata così tanto e con tanta competenza. Senza Marx, oggi lo
vediamo tutti, la borghesia si squaglia – si agita, ma come un gregge
imbufalito, caricando a testa bassa.
Eagleton
è, da letterato, uno studioso della “ideologia”: termine, portata e concetto.
Dovremo dire: perché Eagleton aveva
ragione? La traduzione è forse l’ultima pubblicazione delle gloriose edizioni Armando,
a lungo benemerite della pedagogia e all’improvviso scomparse - con la pedagogia?
Terry
Eagleton, Perché Marx aveva ragione,
Armando, pp. 240 € 19
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