sabato 16 novembre 2019

La definita indefinitezza

Si parte dalle domande: che cos’è concetto, che cos’è fondamento? “Comprendere concettualmente il fondamento significa raggiungere il fondamento di tutto in un conoscere che non si limita a prendere atto di qualcosa ma che – in quanto è un sapere - è al tempo stesso uno stare che mantiene un preciso atteggiamento”. È cioè condizionato, da un pregiudizio. Di cui bisogna liberarsi. Nel caso, è il vezzo di dirsi conoscitori della “grecità”. Vezzo che Heidegger si propone di smantellare. “Concetti fondamentali” sono in realtà i “concetti del fondamento”, del principio.
Questo è il corso del semestre estivo del 1941. Una serie di lezioni che si doppieranno poi nel voluminoso “I concetti fondamentali della filosofia antica”. Antica, cioè greca. E greca delle “origini”. Concetti che poi rimangono imprecisi, fluidi: il procedimento è che ogni definizione apre una serie di altre.
Una sorta di ermeneutica volgare, interminabile. In mezzo a una rilettura del mondo e della storia innovative e antitetica rispetto al senso comune, e perciò attraente. “Il più remoto” non è necessariamente “il più obsoleto”: “Il più remoto può anche essere il primo per rango e ricchezza, per la sua originarietà e per il carattere vincolante che assume per la nostra storia”. 
Ma, poi, “il nostro elemento primordiale” è “per noi la Grecità”. E cos’è la “grecità”. Quella di Heidegger: tra i cultori della “grecità” “non c’è una sola persona che abbia una minima idea del fatto che nella Grecità vi sia un inizio e di come esso sia”. Eccetto Heidegger: lui solo ne ha scoperto l’inizio e ne possiede la chiave. Che non svela.
Si penserebbe a delle definizioni. Che però anche qui vengono eluse. Con rinvii a significati al limite dell’esoterico. In linguaggi apparentemente complessi, ma per ciò stesso che le parole e i concetti restano indefinite - e in traduzione ancora peggio: indefinibili. Una matricola digiuna di filosofia che riterrebbe del corso? Che la grecita è un rompicapo.
Il curatore dell’edizione italiana, Franco Camera, deve prendere le distanze in avvertenza, come tutti i curatori, dalla sua stessa traduzione. In rapporto a un originale che non si sa o non si lascia definire – e non è colpa del tedesco, quello si impara.
Tutto è problema di lessico, Heidegger è lessico. Col vizio per di più di parlare tra virgolette: dell’indovinate che, o del qui lo dico qui lo nego. Parla pregnante, che si vuole e si intende più ricco, più coinvolgente, e il lettore o studente erige a pensatore, ma alla fine dell’esercizio lascia perplessi. Troppa avena alla mangiatoia, o una esercitazione in bianco, un facciamo finta di? Sin dall’inizio: che cos’è concetto, che cos’è fondamento.
Martin Heidegger, Concetti fondamentali, il melangolo, pp. 159 € 14,50

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