mercoledì 6 novembre 2019

L’Europa dall’Atlantico agli Urali

De Gaulle, temendo la Germania (e l’Inghilterra), l’Europa unita la voleva allargata alla Russia – “l’Europa dall’Atlantico agli Urali”.
Forse non ci credeva – e non ha fatto nulla per avvicinarvisi (né poteva, presto si sarebbe alzato il Muro). Ma qualche passo è stato fatto dopo, crollato il Muro, con l’invito a Mosca al G 7, il ponte di comando occidentale, tra il 1998 e il 2014. Ipotizzando perfino, nel vertice antiterrorismo di Pratica di Mare nel maggio 2002, successivo all’11 settembre, su iniziativa italiana, una collaborazione Nato-Russia.
Ma poi il Muro, che la Russia, che lo aveva eretto, è stato dalla stessa Russia, da Gorbaciov, abbattuto, Stati Uniti ed Europa lo hanno nuovamente ricostruito. Washington ha imposto l’allontanamento della Russia sotto le più diverse motivazioni: i diritti umani, l’armamento, l’annessione della Crimea, lo spionaggio informatico. Creando i problemi Ucraina e Georgia, e in parte anche Baltici e Polonia.  Imponendo le sanzioni – che non riguardano gli Usa, gli scambi americani con la Russia essendo ridottissimi.
L’Europa continua a restare divisa, seppure non per blocchi. E così divisa va all’inconsistenza. Putin dà per scontata la cesura, e in quest’ultima presidenza ha puntato decisamente sull’Asia, dall’Arco delle Guerre islamico alla Cina.

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