Gründerjahre
– Nell’Ottocento gli “anni dei
padri fondatori”, la fase della grande
industrializzazione tedesca e austriaca, 1840-1870. Heidegger li critica,
“Introduzione alla filosofia. Pensare e poetare”, 91: “È l’epoca dei
Gründerjahre, in cui tutto quanto, in fondo senza un terreno solido e senza
rendersi conto di nulla, correva dietro ala crescita, al progresso e ala
prosperità, per emulare su piccola scala
gli Inglesi e conquistare dall’oggi al domani una posizione mondiale per la
quale mancavano tutti i presupposti, e che soprattutto – qui come là, in
Inghilterra e ovunque, riposa su un mondo divenuto fragile, per il quale
l’unica filosofia è il «darwinismo», con la sua dottrina della «lotta per
l’esistenza» e della selezione naturale
e artificiale del più forte”.
Latino – Molto studiato in Germania, incontra in Germania anche la più
forte ostilità, di solito in toni e perfino in termini razzisti. Da Lutero a
Thomas Mann e fino a Hans-Werner Sinn, l’economista che ha promosso con
Deutsche Bank una campagna anti-“latina” (comprendendovi anche la Grecia…: latino
come mediterraneo) nella crisi dell’euro dei primi anni 2010.
Nella sua immensa
opera Heidegger si fa quasi un proposito di non evocare mai la latinità. E quando
gli occorre, quando ha bisogno di termini o concetti latini, non li contesta
lizza – mai.
Hitler si voleva Hans
Sachs, il protagonista dei “Maestri cantori” di Wagner, e il coro finale
dell’opera promosse a colonna sonora delle adunate razziste. Di fatto Hans
Sachs non è razzista quanto anti-latino. L’opera, che Nietzsche disse un
“attentato alla civiltà”, è un monumento di intolleranza, che i latini riduce a
“fumo e frivolezza”.
La Tour d’Auvergne - Un duca occasionale di Urbino, Lorenzo di Piero de’ Medici, nipote di papa Leone X, Giovanni dei Medici, e quindi di Lorenzo il Magnifico, sposò Madeleine de la Tour d’Auvergne, figlia di Giovanni III de la Tour, conte d’Auvergne e de Lauraguais, e di Giovanna di Borbone, detta Giovanna la Giovane. Ava del richiamato Théophile Malo Corret de la Tour d’Auvergne, morto in battaglia a sessant’anni per Napoleone, avendo sostituito il figlio adolescente coscritto, l’ultimo di ventidue, del suo amico linguista Le Brigant. Il suo reggimento, La Tour d’Auvergne, sarà in Calabria nel 1810 per due anni contro i briganti.
Dal connubio urbinate nacque Caterina de’Medici, futura regina di Francia. A volte il destino invece, per quanto curato, divarica, si sbriciola.
Rappresentanza – Si svuota
mentre si moltiplica. Si svuota di poteri e anche di senso mentre se ne moltiplica
l’adozione in tutti i regimi, perfino quelli assolutisti – ideologici,
patrimoniali, dittatoriali.
I Parlamenti funzionano al più
come tribunali di cachet: assise di
condanne segrete, seppure ammantate di pubblicità, anzi in maratone televisive.
Segrete sotto forma di condanne anticipate, attraverso indiscrezioni, soffiate
(whistleblowing), colpi di scena,
tutto l’armamentario della vecchia disinformacija.
E come comitati di affari, Non propriamente comitati: stanze di compensazione,
ma a sommatoria affaristica, a beneficio delle lobbies legislative, ma anche proprio, del proprio partito.
Non è una lettura nuova della
funzione mutata del parlamentarismo: era la lettura di Guglielmo Negri,
americanista poi costituzionalista, e di Giovanni Sartori, il politologo,
all’istituto “Cesare Alfieri” di Firenze sessant’anni fa. I Parlamenti non
fanno le leggi, le avallano. Possono respingerle, questo è l’unico potere
decisionale effettivo dei Parlamenti.
Le leggi le fa l’esecutivo – le
facevano all’epoca i partiti, e anche oggi, in parte, sentite le lobbies. La riforma sanitaria, che ha caratterizzato la
lunga presidenza Obama, il Congresso si è limitato a interinarla. Lo steso ora
con al riforma fiscale, o il Muro, di Trump, che pure è un presidente che il Congresso
sente antagonista.
L’attività parlamentare converge
nelle commissioni. E si sostanzia di hearings,
cioè di istruttorie. Dove però, non detto, più che quelle conoscitive in senso
astratto si coagulano le attività lobbistiche, degli interessi costituiti, in
termini di persuasione singola e privata, talvolta di corruzione. I Parlamenti
perdono peraltro nelle commissioni la openness,
la discussione pubblica, per la quale sono nati e sono costituzionalizzati.
La parte più qualificante delle
istruttorie sono quelle a sfondo penale, le commissioni d’inchiesta. La funzione
giudiziaria dominante nel Congresso, il parlamento americano, è l’esito, ormai
da più legislature, del processo a Nixon per il Watergate. Architrave un tempo
potente del sistema costituzionale americano, contrappeso alla presidenza
totalitaria, specie il Senato, il Congresso ha perso le funzioni legislative
sostanziali. L’unico potere che esercita restando quello dei processi. Minacciati, contro Reagan, contro Bush jr.,
attuati, contro Nixon, contro Clinton, e ora contro Trump. Processi
politici.
Tecneco –
È un progetto preveggente e risolutivo di disinquinamento e protezione
dell’ambiente che fallì sul nascere, nel 1974. La difesa dell’ambiente, che
Nixon ha lanciato nel ‘68, l’industria a crescita più rapida, fu oggetto nella
primavera del 1974, a Urbino, di un progetto di disinquinamento nazionale da
parte dell’Eni, che presentava una divisione appositamente creata, la Tecneco.
Cinquemila invitati, una levata di scudi contro il progetto.
L’ecologia fu da subito affare di
interessi privati e privatissimi, pagati dallo Stato, di studi professionali e
società magari senza competenze specifiche ma ben introdotti politicamente. Una
mangiatoia, avrebbe detto Ernesto Rossi. La mammella che diventerà presto la
stella del sottogoverno - dopo l’appannamento della sanità - in miriadi di
progetti che lasciano l’Italia dopo tanto impegno di spesa con infrastrutture
ambientali deboli o inesistenti: depurazione, acquedotti, trattamento rifiuti,
trattamento sostanze tossiche. Magari scaricandone la colpa sulle mafie. A
Taranto, dove oggi governo e giudici vorrebbero scaricare sull’operatore
indiano le colpe dell’inquinamento, l’operatore pubblico, statale, non ha mai
fatto nessun disinquinamento, nonché mai nessuna prevenzione degli scarichi
tossici e degli incidenti sul lavoro.
Il
problema a Urbino fu subito se la protezione dell’ambiente non fosse un dovere
pubblico di interesse privato, per il quale lo Stato paghi. Una presentazione
che fu una sorta di campo marzio di democrazia, per politici e ordini
professionali. Che volevano gli appalti: i comuni li volevano, i consorzi, le
province, le regioni, i geologi, gli idraulici, i meccanici, gli urbanisti, e
perfino i biologi. L’Eni parlava di costi, loro di risorse, di soldi cioè da
spendere, miliardi: se lo Stato ha soldi per l’inquinamento, questi sono
nostri. Ognuno di loro possedendo un dignitario referente, uno per parte. I
democristiani e i comunisti, amministratori locali, avevano un disegno politico
e la forbita loquela del decentramento, i geologi, gli ingegneri e gli architetti
i saperi e la tecnica. Un’agenzia o un general contractor, quale
l’Eni proponeva, sarebbe stato la migliore garanzia che le cose siano fatte nei
tempi giusti a regola d’arte, ma prima dell’efficienza venne la “democrazia”: gli
affari vanno divisi.
La
kermesse non fu inutile: l’ecologia
vi divenne la nuova stella polare del sottogoverno. Su schemi precisi. Appalti
da uno-due miliardi (di lire), consulenze da un centinaio di milioni, studi di
fattibilità e direzione dei lavori per poche diecine di milioni. Pretesi in
quanto esperti, e coscienza del paese – il “paese civile” si disse già a
Urbino, forse perché non militare. In cambio di qualche disegno comprato dagli
inglesi, che avendo ripulito il Tamigi prima di Nixon erano avanti, o copiato.
Mentre l’acqua è rimasta più rara è più cara del petrolio, risorsa fossile, e
quindi limitata.
astolfo@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento