Orfeo è Manganelli: “Orfeo,
novello amico dell’assenza,\ modulerai di nuovo dalla cetra\ la figura nascente
di me stessa”. Ma sono composizioni rarefatte. Di gergo ermetico, la stagione
dell’epoca. E di oscuro, sinistro, ripensamento, se non pentimento: tra i tanti
fiori e colori della raccolta, il discorso è soprattutto di spine.
Il volume riproduce la
raccolta Scheiwiller del 1993. Con la plaquette
del titolo ne fanno parte altre precedenti pubblicazioni: “Paura di Dio”,
Scheiwiller, 1955, “Nozze romane”, Schwarz, sempre 1955, e “Tu sei Pietro”,
All’Insegna del Pesce d’Oro, 1962. In nota alla riproposta Alda Merini dirà la
raccolta del titolo, 1953, “il primo balzo verso la felicità della menzogna e
verso la notorietà”. Realistica anche sugli affetti: “L’amore a quindici anni è
circoscritto”, “estremamente attento” ma “fragile”: “L’adolescenza, periodo
mitico e burrascoso, è sempre alla ricerca disperata di un vertice (di un verso) che la possa oltraggiare e al
tempo stesso difendere”. Nel suo caso da succube: “L’amicizia co Maria Luisa
Spaziani e gli amori anche discutibili con noti letterati del tempo”
(Manganelli e Quasimodo, n.d.r.) “hanno influenzato la mia prima produzione
letteraria”.
Merini insiste anche sulla
poesia come dono, che lei avrebbe avuto contro ogni handicap: la madre filistea, la scarsa fortuna e quasi indigenza familiare,
gli studi professionali. La grazia avrebbe fatto miracoli: confinata
all’avviamento professionale dalla famiglia, un suo componimento, “nel quale
avevo fatto un poco il verso a Caducci”, viene letto da una insegnante di
latino, e quindi “con unanime assenso dei professori” viene iscritta “agli
studi classici superiori e preparata alla maturità”. Di fatto, tornata a Miano
nel 1946, suscita l’attenzione di Romanò e Spagnoletti, e di Manganelli, ma è
rifiutata all’esame d’ammissione al liceo Manzoni, bocciata in italiano.
Con una postfazione di Vivian
Lamarque.
Alda Merini, La presenza di Orfeo, Corriere della
sera, pp. 138 € 7,90
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