Gli Stati Uniti seguono da tempo
interessi e posizionamenti disgiunti dall’atlantismo. Su cui l’Europa può o non
confluire, ma non influire, nemmeno
discutere. Trump con l’America First ha solo reso manifesta una divaricazione
già nei fatti. Negli ultimi G 7, prima ancora di Trump, non un’intesa, nemmeno
un’idea, di assetto economico internazionale è stato varato, è un’assise
formale. La Nato è solo una burocrazia.
È un effetto della fine della minaccia
sovietica: non c’è più un fatto di comune civiltà, libertà, democrazia. Ma in
parallelo si è sviluppata – si era già sviluppata prima del 1989 – un’opposizone
aperta negli Stati Uniti all’Unione Europea, intesa come unione economica – il
complesso della Fortress Europe. Il rapporto con l’Europa è visto solo sotto il
profilo della concorrenza.
L’Europa nel suo complesso guarda ancora agli Stati Uniti come il pilastro del suo stesso essere. La Germania un po' meno, il resto della Ue sì. Ma l’Europa non
è più il primo dei pensieri americani. Anche quando intervengono in Europa o in
prossimità, in Serbia, in Ucraina, nel Mediterraneo, nel Medio Oriente, già da un
venticinquennio, dalla presidenza Clinton, gli Stati Uniti operano in piena
autonomia, senza nemmeno consultarsi con l’Europa. Lo “stand alone” si è acuito
nella lotta al terrorismo, dopo l’11 settembre, che pure si penserebbe avrebbe
dovuto unire.
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