Il Muro ci proteggeva dagli inutili
nazionalismi, annosi. Da allora è un seguito di guerre e guerricciole, dall’ex
Jugoslavia all’Ucraina - contro la Russia.... Proteggeva dai venditori e illusionisti
del capitale – gli specialisti del fare soldi. Dalla paura: ci sono più paure
ora, che non c’è nessun rischio, di quando c’erano i russi a Berlino, e
bisognava tenere aperto l’ombrello atomico.
Viviamo sotto la psicosi della crisi,
costante, della fine: del sole, del mondo, dell’umano, delle nascite,
dell’Europa, dell’Italia. Invadente. Tutto finisce, certo, ma c’è modo. Ora è
come se si fossero aperte delle chiuse, il mondo si vive in stato alluvionale.
Cadendo il Muro è venuta a cesare l’appartenenza,
protettiva? È quello che Tabucchi fa dire a un suo personaggio de “Il tempo
invecchia in fretta”: “Grazie a un muro uno appartiene a qualcosa, sta di qua o
di là, il muro è come un punto cardinale, di qua c’è l’Est, di là l’Ovest, sai
dove sei”. Col Muro sono caduti i riferimenti? La voglia? Bisogna avere un
nemico esterno per tenere a bada i nemici interni e intimi.
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