Oppure, si può dire, una raccolta tutta sua, del vero Moravia. Procede nei saggi a passi militari, destr-sinistr, marsc. Tranciante: conseguente, definitivo. Molto chiaro, molto semplice: un capoverso concatenato al precedente. Logico, assennato – infastidito che la “critica” bisogna farla, tanto, assume, è evidente. Scrittore di mente naturalmente critica, e quindi ordinato. Va per concatenazioni, una casella aprendo la successiva senza possibilità di errore o deviazione – non di dubbio. Si direbbe come un bulldozer. Naturalmente intelligente, molto – è scrittore critico anche nella narrazione.
I temi sono quelli dell’arco temporale
dei “saggi”, 1941-1963. Poco o niente dicono del contesto dei primi anni. Se
non indirettamente, col Machiavelli, una sintesi o estratto di esercitazioni su Machiavelli e il “machiavellismo”, che da soli avrebbero dovuto comporre un volume, già nel 1949, secondo un progetto
poi abbandonato. Gli altri, anni 1950, suonano giaculatorie, oggi, della questione
“comunista” (guerra fredda, Occidente, sovietismo, ideologia, propaganda): Moravia, che sarà nel 1984 eurodeputato per il Pci (“indipendente nelle liste
del Pci”, cioè con i voti del Pci), era in quegli anni fieramente atlantico,
benché non trinariciuto e già “compagno di strada”. Queste terminologie dicono
tutto, anche dei suoi saggi: sono reperti interessanti perché quel passato oggi
si trascura, anzi si elimina.
L’editore, che ne ha
acquisito di recente i diritti, giustamente lo ripropone, Moravia non si
ristampava più da quasi vent’anni – curiosamente, ne ripropone più l’opera
saggistica, di viaggi, curiosità, impressioni, che quella narrativa. Un’ottima
edizione, corredata da una corposa nota ai testi. Simone Casini, che cura la raccolta,
onesto presenta la riedizione del Moravia saggista letterario, “pur così
lontano dal nostro tempo per mille ragioni”, per consentirne la messa a fuoco.
In effetti Moravia, anche come narratore, resta un po’ un enigma. Benché sia stato
il dominus della scena letteraria, non solo romana, del secondo Novecento.
Sono questi saggi letterari come
tutto in Moravia, uomo socievole e con l’ambizione di raccontare la società, ma
solitario nella formazione in gioventù e poi sempre, autodidatta, autosufficiente.
Quindi brusco. Impermeabile anche al contatto quotidiano, con
Morante, Pasolini, Maraini. Poco studioso e in definitiva anche poco
curioso. I saggi letterari più famosi, su Manzoni, su Hemingway, sono i meno
interessanti - nonché non condivisibili. Il suo corpo a corpo con Manzoni, una
sfida tra Grandi Romanzieri, meritò di presentare “I promessi sposi” nei prestigiosi
Millenni Einaudi (perché sviluppava le annotazioni di Gramsci in carcere... - erano i tempi, del conformismo) ma oggi fa sorridere – sotto i colpi di maglio di Gadda, ma
non solo.
Alberto Moravia, L’uomo come fine Bompiani, pp. 464 € 16
Alberto Moravia, L’uomo come fine Bompiani, pp. 464 € 16
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