mercoledì 20 novembre 2019

Non è saggio Moravia nei saggi

Un libro sfortunato, giustamente. Una raccolta di “saggi” letterari, qualcuno monografico (lungo), Machiavelli, Manzoni, Hemingway, ma tutti nervosi: perentori, liquidatori – semplicisti. Lo sapeva pure Moravia: dopo la prima edizione, 1964, che qui si ripropone, non apprezzata da nessuno, la ridusse nelle successive a un terzo, dodici invece che trentatré “saggi”, senza spiegazioni. Ma scarsamente ristampata, benché Moravia per tutto il secondo Novecento sia stato l’autore più venduto.
Oppure, si può dire, una raccolta tutta sua, del vero Moravia. Procede nei saggi a passi militari, destr-sinistr, marsc. Tranciante: conseguente, definitivo. Molto chiaro, molto semplice: un capoverso concatenato al precedente. Logico, assennato – infastidito che la “critica” bisogna farla, tanto, assume, è evidente. Scrittore di mente naturalmente critica, e quindi ordinato. Va per concatenazioni, una casella aprendo la successiva senza possibilità di errore o deviazione – non di dubbio. Si direbbe come un bulldozer. Naturalmente intelligente, molto – è scrittore critico anche nella narrazione. 
I temi sono quelli dell’arco temporale dei “saggi”, 1941-1963. Poco o niente dicono del contesto dei primi anni. Se non indirettamente, col Machiavelli, una sintesi o estratto di esercitazioni su Machiavelli e il “machiavellismo”, che da soli avrebbero dovuto comporre un volume, già nel 1949, secondo un progetto poi abbandonato. Gli altri, anni 1950, suonano giaculatorie, oggi, della questione “comunista” (guerra fredda, Occidente, sovietismo, ideologia, propaganda): Moravia, che sarà nel 1984 eurodeputato per il Pci (“indipendente nelle liste del Pci”, cioè con i voti del Pci), era in quegli anni fieramente atlantico, benché non trinariciuto e già “compagno di strada”. Queste terminologie dicono tutto, anche dei suoi saggi: sono reperti interessanti perché quel passato oggi si trascura, anzi si elimina.  
L’editore, che ne ha acquisito di recente i diritti, giustamente lo ripropone, Moravia non si ristampava più da quasi vent’anni – curiosamente, ne ripropone più l’opera saggistica, di viaggi, curiosità, impressioni, che quella narrativa. Un’ottima edizione, corredata da una corposa nota ai testi. Simone Casini, che cura la raccolta, onesto presenta la riedizione del Moravia saggista letterario, “pur così lontano dal nostro tempo per mille ragioni”, per consentirne la messa a fuoco. In effetti Moravia, anche come narratore, resta un po’ un enigma. Benché sia stato il dominus della scena letteraria, non solo romana, del secondo Novecento.
Sono questi saggi letterari come tutto in Moravia, uomo socievole e con l’ambizione di raccontare la società, ma solitario nella formazione in gioventù e poi sempre, autodidatta, autosufficiente. Quindi brusco. Impermeabile anche al contatto quotidiano, con Morante, Pasolini, Maraini. Poco studioso e in definitiva anche poco curioso. I saggi letterari più famosi, su Manzoni, su Hemingway, sono i meno interessanti - nonché non condivisibili. Il suo corpo a corpo con Manzoni, una sfida tra Grandi Romanzieri, meritò di presentare “I promessi sposi” nei prestigiosi Millenni Einaudi (perché sviluppava le annotazioni di Gramsci in carcere... - erano i tempi, del conformismo) ma oggi fa sorridere – sotto i colpi di maglio di Gadda, ma non solo.
Alberto Moravia, L’uomo come fine Bompiani, pp. 464 € 16

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