domenica 17 novembre 2019

Nuda al Giordano, “dove il Cristo non c’era”

Quattro raccolte, sotto quella del titolo, di versi scritti e pubblicati tra il 1980 e il 1987.
“La Terra santa”, la più densa, è memoria del manicomio: di soprusi, violenze, sofferenze, di un inferno in realtà: l’obbrobrio del corpo, martoriato dagli elettroshock, dalla nudità, dalle mani dei custodi, degli infermieri. “Sono regina ma fuori dal mondo\ potrei essere morta”. Il titolo mediando dalla location biblica, tra Giona e Aronne, “vicino al Giordano”,  dove “il Cristo non c’era:\ dal mondo ci aveva  divelti\ come robaccia obbrobriosa”.
La tre plaquettes confluite sotto “La Terra Santa” sono esercizi, per lo pù, in composizione, su stili diversi – “il poeta deve provare di tutto\ prima di poter scrivere”, nel senso dell’esperienza personale, e di quela letteraria. Un nuovo inizio, dopo l’isolamento, ma non meno ardito, anche solforoso, di quello che l’aveva visto poetessa prodigio nell’adolescenza. Ora anche concettualista – “Anima circonflessa,\ circonfusa e incapace,\ anima circoncisa,\  che fai distesa nel corpo?”. Dantesca: le “rime petrose” sono in perfetto stile. Non una poetica, però, piuttosto una condizione-
“Destinati a Morire” è una serie di dediche, alle figlie, agli amici, agli amori – “aspetto un compagno\ che non arriva mai\ lo aspetto per lunghe ore…”. Un paio a Quasimodo, in morte, “padre antico, solare,\ sapiente melograno”.. “antico profeta, benedetto e malvisto”. Due plaquettes riuniscono composizioni occasionali: “Le satire della Ripa”, ticinese, nei navigli, dove abitava, e “Fogli bianchi”.   
Alda Merini, La Terra Santa e altre poesie, Corriere della sera, pp. € 7,90

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