Un’idea bizzarra di sinfonia,
per l’inevitabile fondo umoristico, cui però Norman sa dare plausibilità
sonora. Il maestro Ryan McAdams, anche lui giovane e americano, che ha
concertato e diretto “Play”, lo spiega in una concisa a dettagliata
introduzione, in un non confuso italiano. Norman, quarantenne scanzonato
musicista di Los Angeles, ritenuto il miglior compositore americano della sua
generazione, si è girato attorno e non ha trovato altro punto qualificante
della sua e nostra condizione umana oggi del controllo.
È partita con Norman, pezzo
forte della serata, una serie di concerti Rai dedicati alla “Nuova musica”, che
da Torino settimanalmente proporrà i contemporanei. Dopo il brevissimo ma già
classico “Tre Unanswered Question” di Charles Ives, che è del 1906 ma sconosciuto
in Italia. E il Concerto per pianoforte n. 3 di Philip Glass, con Simone Dinnerstein
alla tastiera, e l’entusiasmo del pubblico - gratificato con bis. È per Simone
Dinnerstein - un’esperienza infantile italiana, al seguito del padre, il
pittore Simon Dinnerstein, che nei tardi 1970 ebbe una “stagione romana” - la
pianista più accreditata oggi di Bach, che Glass ha composto nel 2017 il
concerto “bachiano” per piano ed archi, un unicum dopo il Settecento.
Andrew Norman, Play, Orchestra Sinfonica Nazionale
della Rai, Rai Play Radio
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