lunedì 25 novembre 2019

Tre verità, sgradevoli, sulla Cina

Si dà per scontato che a metà millennio la Cina sarà una, e questa sarà la Repubblica Popolare, con la confluenza di Hong Kong e Taiwan – ci sarebbe da mettere anche Singapore, non se ne parla ma la Grande Cina contempla(va) anche Singapore. Una Grande Cina  motore del mondo, sotto il partito Comunista uno e indivisibile, però non può essere.
Si tende a considerare l’esperienza del Pc cinese post-Deng come normale, invece è un’eccezione, un caso. L’“arricchitevi” col partito Comunista al potere saldamente monocratico, non può durare. Non in regime democratico, e in nessun’altra forma
Il voto di Hong Kong mostra che i cinesi hanno ben presente il caso, e non hanno paura. La partecipazione massiccia al voto, contro  i candidati della Repubblica popolare, mostra che i cinesi hanno piena coscienza dei diritti, individuali, sociali e politici.
Si dà per scontato, normale, che la Cina resti un’economia privata col sostengo pubblico. Finanziamenti, capitali, peso militare, patrocinio diplomatico, un grande paese tutto coeso alla crescita indefinita del reddito. E anche questo non può essere vero – non è, sarà, possibile.
Il miracolo economico non può essere per sempre. Il miracolo degli affari privati con i capitali e la protezione pubblica non può durare. Il partito Comunista non può governare indefinitamente la Cina, i cinesi. 
Da Fo, 1974, a Grillo, 2019, la Cina piace ai comici, il favoloso Catai. Ma è una realtà più complessa. Diversa e anche più semplice.

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