mercoledì 4 dicembre 2019

Ecobusiness – verde marcio elettrico

Ci vuole il cobalto per le batterie a ioni di litio, a lunga durata, che è caro ed è estratto in Congo dai bambini. Questo si sa ormai da un lustro e forse due, ma non si rimedia.
Alle origini dell’auto elettrica è l’industria petrolifera. Con la crisi petrolifera del 1973, la guerra del Kippur e la paura del Medio Oriente, dove il petrolio si trova, nasce la teoria della fine delel fonti di energia fossili, e la Exxon-Chase Manhattan Bank (Rockefeller) lanciano le ricerche per l’auto elettrica.
Non bastano venti auto elettriche a compensare l’inquinamento prodotto da un Suv.
Le case automobilistiche che non non hanno modelli Suv sono fuori mercato.
Carlo Buontempo,  climatologo romano a capo della sezione Cambiamento Climatico del programma europeo Copernicus, che da cinque anni monitora la salute della terra con un sistema di satelliti, è contento di armare la sua barca a elettricità. Non a vela, sempre a motore, ma con 100 chili di batterie invece di un paio di litri di gasolio.
E come si produce l’elettricità? Le biomasse, la fonte alternativa (al petrolio) più diffusa – bruciare i materiali vegetali di risulta, e anche qualche albero, perché no, anche molti – accrescono le emissioni di CO2 rispetto ai combustibili fossili. In centrale e come pellet di legno. Si privilegiano semplicemente non contando le emissioni di CO2. E si moltiplicano grazie ai fortissimi incentivi per le fonti “rinnovabili”.
Il “tutto elettrico” è stato la politica francese, con Edf, allora monopolista, all’indomani della crisi del petrolio del 1973. Un modo per varare un gigantesco piano nucleare, con la costruzione di una trentina di centrali, oggi obsolete, eccetto che per il trattamento dei rifiuti – analogo programma italiano fu bloccato da un referendum.

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