Alle origini dell’auto elettrica è l’industria petrolifera. Con
la crisi petrolifera del 1973, la guerra del Kippur e la paura del Medio
Oriente, dove il petrolio si trova, nasce la teoria della fine delel fonti di
energia fossili, e la Exxon-Chase Manhattan Bank (Rockefeller) lanciano le
ricerche per l’auto elettrica.
Non bastano venti auto elettriche a
compensare l’inquinamento prodotto da un Suv.
Le case automobilistiche che non non
hanno modelli Suv sono fuori mercato.
Carlo Buontempo, climatologo romano a capo della sezione
Cambiamento Climatico del programma europeo Copernicus, che da cinque anni
monitora la salute della terra con un sistema di satelliti, è contento di
armare la sua barca a elettricità. Non a vela, sempre a motore, ma con 100
chili di batterie invece di un paio di litri di gasolio.
E come si produce l’elettricità? Le
biomasse, la fonte alternativa (al petrolio) più diffusa – bruciare i materiali
vegetali di risulta, e anche qualche albero, perché no, anche molti –
accrescono le emissioni di CO2 rispetto ai combustibili fossili. In centrale e
come pellet di legno. Si privilegiano semplicemente non contando le emissioni
di CO2. E si moltiplicano grazie ai fortissimi incentivi per le fonti
“rinnovabili”.
Il “tutto elettrico” è stato la
politica francese, con Edf, allora monopolista, all’indomani della crisi del
petrolio del 1973. Un modo per varare un gigantesco piano nucleare, con la
costruzione di una trentina di centrali, oggi obsolete, eccetto che per il
trattamento dei rifiuti – analogo programma italiano fu bloccato da un
referendum.
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