Come far valere la pensione,
magra, un po’ di più? Ma emigrando. A Santo Domingo pare che non si paghino le
tasse. Ma no, perché così lontano, il riccone casalingo Herlitzka ha il posto
giusto, il Portogallo, le Azzorre. E i due amici, poi tre, si mettono
all’opera. Un po’ ignoranti un po’ incapaci, e il finale s’immagina: il viaggio
è la preparazione del viaggio – se non altro, usciranno da porta Settimiana,
che delimita Trastevere.
Un modo come un altro per Di
Gregorio per raccontare la sua Roma d’un tempo, lenta e pigra. Per fare scena
col niente. Per fare storia con le minute occorrenze quotidiane, il bar, la tabaccheria,
la figlia parrucchiera, i ricordi naturalmente, essendo i tre in età, e la sana
voglia di fare niente. È un racconto straordinario il viaggio dei due amici
ideatori del viaggio, “il Professore”, lo stesso Di Gregorio, e il nullafacente
Giorgetto, Giorgio Colangeli, a Tor Tre Teste, che è solo un sobborgo di Roma –
alla ricerca di un Attilio che dovrebbe indirizzarli a Santo Domingo, ma non sa
dove sia, ed è un Ennio Fantastichini a tutto volume, benché forse già colpito
dalla leucemia fatale.
Continua la galleria dei
buonannulla di Di Gregorio. Che è già una bibliotechina di culto, dal fulminante
“Pranzo di ferragosto” dieci anni fa, con “Gianni e le donne” e “Buoni a
nulla”. La vita come viene, che non si smette di vivere come nuova. Coi toni
sommessi, di un realismo irreale, e tuttavia palpabile.
Gianni Di Gregorio, Lontano lontano
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