Ecologia - Il nuovo inizio è un ritorno? De Quincey la
difende nel 1839, “La casistica dei pasti romani”, in nota all’inizio della
ritrattazione – sapendo di dire allora, in piena rivoluzione industriale, un’enormità,
come si arguisce dalla premessa: “Siccome sono perfettamente serio, devo
pregare il lettore, che in quanto dico si immagina qualche intenzione
scherzosa, di considerare che enorme diversità avrebbe significato per la terra,
considerata la dispensatrice delle proprie
ricchezze – se grandi nazioni, in un periodo in cui le loro risorse
erano debolmente sviluppate, avessero richiesto o no candele per molti secoli.
E, posso aggiungere, fuoco. Le cinque voci della spesa umana sono. 1.Cibo; 2.
Riparo; 3. Abiti; 4. Combustibile; 5. Luce. Tutte erano segnate a un livello
più basso nell’era pagana, e le ultime due erano quasi bandite dalla’antica
economia domestica. Che grande sollievo deve essere stato per la nostra buona
madre terra, che in un primo momento fu costretta a chiedere ai suoi figli di
stabilirsi intorno al Mediterraneo. Non poteva nemmeno d are loro acqua a meno
che non andassero a prendersela da soli da un comune serbatoio o cisterna”.
E per chi no entra nel Mediterraneo, o attorno a esso?
Giornalismo – “Noi non possiamo essere
imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti, cioè renderci
conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in
guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità.
L’imparzialità è un sogno, la probità un dovere”, Gaetano Salvemini, prefazione
a “Mussolini diplomatico”, 1932.
Ingenuo – L’originale latino sta
per gentiluomo: uomo libero figlio di uomo libero.
Libertino – Eugenio Scalfari fa grande
uso della parola ultimamente avocandolo a sé, alla sua propria vita: da “spirito
forte” settecentesco o libero pensatore, e da dissoluto ma non troppo, tipo poi
“L’Ingènue libertine” di Colette – e Colette stessa, attaccata alla madre e
alla figlia (“è mai esistita una madre così poco materna?”), nonché ai mariti,
ma non del tutto. Ma prima del Settecento i libertini si occupavano sopratutto di
questioni grammaticali, in particolare della congiunzione car, da essi ritenuta inutile e
disdicevole. Gomberville intraprese per scommessa, e portò a termine, un
romanzo in cinque volumi dal quale la congiunzione esplicativa è bandita -
aprendo la via ai romanzi sperimentali di Georges Perec, quello con la sola
vocale e e quello senza la e. Ciò che diede al cardinale Richelieu
l’idea di canalizzare la carica eversiva per un’Accademia, con l’incarico
tremendo di rifare il vocabolario, e il progetto politico ha funzionato, la
congiunzione car è rimasta. Ma è vero che lo stesso
scrittore anti-car, benché insediato all’Accademia, non
avrà paura di prendere posizione a favore di Pascal nella polemica contro i
gesuiti, meritandosi un posto d’onore nelle “Lettere provinciali”.
Manzoni – Anche Pannunzio legge “I
promessi sposi” sul letto di morte, come Gadda. E si fa seppellire “con la sua
copia un po’ consunta” – lo racconta Scalfari, in “Grand Hotel Scalfari”, 279.
Molière – Era Corneille? No, è lui l’autore
delle sue commedie, delle commedie scritte. Un’analisi computazionale conferma che fu lui a scrivere le sue commedie
– con risultati diversi rispetto al trattamento che tuttora si riserva a Shakespeare
(v. sotto).
Attore itinerante, Molière cominciò a
scrivere a quarant’anni. E di lui non resta nemmeno un manoscritto, benché sia
vissuto ancora undici anni, fino al 1673. Pierre Louÿs un secolo fa, svolgendo
queste considerazioni, avanzò l’ipotesi che le commedie fossero invece di Corneille.
Che scriveva per il genio istrionico di Molière, capocomico ormai di fama e
quindi di successo più facile. Invece le macchine pensanti, azionate dai
linguisti francesi Florian Cafiero e Jean-Baptiste Camp, un ingegnere e un
professore di Umanità numeriche, hanno separato le commedie di Molière, che
hanno analizzato insieme con altri testi, di Corneille e altri drammaturghi
dell’epoca, in un unico gruppo. I cervelli elettronici erano stati indirizzati
a riconoscere sei “caratteristiche”: lemmi, forme, parole utili, rime, affissi,
n-grams (frequenza di una o più parole).
La ricerca ha però riaperto il problema
Molière, invece che risolto. Si contesta in particolare la scelta delle “parole
utili”. E delle commedie esaminate, solo undici su trentatré.
In precedenza, nell’ultimo quindicennio,
numerose ricerche linguistiche avevano rilanciato, e in qualche misura fondato,
l’ipotesi di Pierre Louÿs, rilevando una comunanza di vocabolario tra i testi di Corneille
e quelli di Molière troppo estesa perché si possano attribuire a due
autori diversi.
Opinione pubblica – Si riduce a (compiace di)
indiscrezioni, intercettazioni. Eco, lo studioso della comunicazione che ci
credeva, credeva in n ruolo positivo dell’informazione, dei media, ne fu molto
deluso, e lo scrisse nell’ultimo romanzo, “Numero zero”, in realtà un pamphlet violento contro il giornalismo. Di cui così spiegò il
senso a Scalfari in una video intervista, stampata su “la Repubblica” del 23
dicembre 2014: “Un tempo, se un presidente non piaceva – fosse Lincoln o Kennedy
–succedeva che gli sparavano. Già con Nixon e poi con Clinton si è visto che si
può distruggere un presidente tirando
fuori le intercettazioni oppure parlando
di cosa ha fatto la sera, con chi è andato a letto. Tutta la nostra politica è
ormai su questo piano. Il comandamento è: bisogna distruggere, delegittimare,
sputtanare”.
Eco lo dice con una punta politica
amara, evidente nel video: intercettare, distruggere, delegittimare, sputtanare
è un procedimento violento, quindi tipicamente “di destra”, mentre è
l’armamentario, il solo, della “sinistra” – dell’affarismo che ha preso il
posto della sinistra.
Prescrizione – “Oh, che diciannove secoli
non erano bastati a maturare la prescrizione”,
è il pensiero, recondito ma furibondo, che alle nozze della figlia dovutamente
battezzata con un principe dell’aristocrazia nera romana insorge nel ricco
banchiere ebreo, nel romanzo “I Moncalvo” di Enrico Castelnuovo, quando il celebrante inveisce contro “quelli che hanno
perseguitato, crocifisso, deriso” il Signore. Ogni tanto ce ne vuole.
Selfie – “Il proprio profilo è la
prima maschera” – Vinicio Capossela
Shakespeare - Dimezzato, o nome collettivo?
Ancora una novità, tra i tanti “Shakespeare” noti, dai Florio calabresi a duchi
e assassini. Segnalata dal supplemento “Scienze” di “la Repubblica”. Scoperta
dal linguista ceco Petr Plecháč, riscontrando con un programma di intelligenza
artificiale o machine learning un’ipotesi avanzata nel 1850 da
un critico inglese, James Spedding, incuriosito dalle somiglianze lessicali tra
alcuni passaggi dell’ “Enrico VIII” e la scrittura di Fletcher. Il cervello
elettronico dice che Shakespeare scrisse l’“Enrico VIII” con John Fletcher.
Ma forse il meglio a questo punto resta
da ipotizzare: perché Fletcher, di quindici anni più giovane di Shakespeare,
non ne sarebbe stato l’amasio? Shakespeare è una miniera.
Toga – Era la veste dell’ozio, comoda ma
senza utilità – tasche, protezione dal caldo, o dal freddo. Dell’ozio che era
la giornata del romano: discussioni, votazioni, le abluzioni alle terme,
spettacoli – De Quincey ne fa diffusa spiegazione nella “Casistica dei pasti
romani”.
letterautore@antiit.eu
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