venerdì 13 dicembre 2019

Letture - 405

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Ecologia -  Il nuovo inizio è un ritorno? De Quincey la difende nel 1839, “La casistica dei pasti romani”, in nota all’inizio della ritrattazione – sapendo di dire allora, in piena rivoluzione industriale, un’enormità, come si arguisce dalla premessa: “Siccome sono perfettamente serio, devo pregare il lettore, che in quanto dico si immagina qualche intenzione scherzosa, di considerare che enorme diversità avrebbe significato per la terra, considerata la dispensatrice delle proprie  ricchezze – se grandi nazioni, in un periodo in cui le loro risorse erano debolmente sviluppate, avessero richiesto o no candele per molti secoli. E, posso aggiungere, fuoco. Le cinque voci della spesa umana sono. 1.Cibo; 2. Riparo; 3. Abiti; 4. Combustibile; 5. Luce. Tutte erano segnate a un livello più basso nell’era pagana, e le ultime due erano quasi bandite dalla’antica economia domestica. Che grande sollievo deve essere stato per la nostra buona madre terra, che in un primo momento fu costretta a chiedere ai suoi figli di stabilirsi intorno al Mediterraneo. Non poteva nemmeno d are loro acqua a meno che non andassero a prendersela da soli da un comune serbatoio o cisterna”.
E per chi no  entra nel Mediterraneo, o attorno a esso?

Giornalismo – “Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti, cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità un dovere”, Gaetano Salvemini, prefazione a “Mussolini diplomatico”, 1932.

Ingenuo – L’originale latino sta per gentiluomo: uomo libero figlio di uomo libero.

Libertino – Eugenio Scalfari fa grande uso della parola ultimamente avocandolo a sé, alla sua propria vita: da “spirito forte” settecentesco o libero pensatore, e da dissoluto ma non troppo, tipo poi “L’Ingènue libertine” di Colette – e Colette stessa, attaccata alla madre e alla figlia (“è mai esistita una madre così poco materna?”), nonché ai mariti, ma non del tutto. Ma prima del Settecento i libertini si occupavano sopratutto di questioni grammaticali, in particolare della congiunzione car, da essi ritenuta inutile e disdicevole. Gomberville intraprese per scommessa, e portò a termine, un romanzo in cinque volumi dal quale la congiunzione esplicativa è bandita - aprendo la via ai romanzi sperimentali di Georges Perec, quello con la sola vocale e e quello senza la e. Ciò che diede al cardinale Richelieu l’idea di canalizzare la carica eversiva per un’Accademia, con l’incarico tremendo di rifare il vocabolario, e il progetto politico ha funzionato, la congiunzione car è rimasta. Ma è vero che lo stesso scrittore anti-car, benché insediato all’Accademia, non avrà paura di prendere posizione a favore di Pascal nella polemica contro i gesuiti, meritan­dosi un posto d’onore nelle “Lettere provinciali”.

Manzoni – Anche Pannunzio legge “I promessi sposi” sul letto di morte, come Gadda. E si fa seppellire “con la sua copia un po’ consunta” – lo racconta Scalfari, in “Grand Hotel Scalfari”, 279.

Molière – Era Corneille? No, è lui l’autore delle sue commedie, delle commedie scritte. Un’analisi computazionale  conferma che fu lui a scrivere le sue commedie – con risultati diversi rispetto al trattamento che tuttora si riserva a Shakespeare (v. sotto).
Attore itinerante, Molière cominciò a scrivere a quarant’anni. E di lui non resta nemmeno un manoscritto, benché sia vissuto ancora undici anni, fino al 1673. Pierre Louÿs un secolo fa, svolgendo queste considerazioni, avanzò l’ipotesi che le commedie fossero invece di Corneille. Che scriveva per il genio istrionico di Molière, capocomico ormai di fama e quindi di successo più facile. Invece le macchine pensanti, azionate dai linguisti francesi Florian Cafiero e Jean-Baptiste Camp, un ingegnere e un professore di Umanità numeriche, hanno separato le commedie di Molière, che hanno analizzato insieme con altri testi, di Corneille e altri drammaturghi dell’epoca, in un unico gruppo. I cervelli elettronici erano stati indirizzati a riconoscere sei “caratteristiche”: lemmi, forme, parole utili, rime, affissi, n-grams (frequenza di una o più parole).
La ricerca ha però riaperto il problema Molière, invece che risolto. Si contesta in particolare la scelta delle “parole utili”. E delle commedie esaminate, solo undici su trentatré.
In precedenza, nell’ultimo quindicennio, numerose ricerche linguistiche avevano rilanciato, e in qualche misura fondato, l’ipotesi di Pierre Louÿs, rilevando una comunanza di vocabolario tra i testi di Corneille e quelli di Molière troppo estesa perché si possano attribuire a due autori diversi.

Opinione pubblica – Si riduce a (compiace di) indiscrezioni, intercettazioni. Eco, lo studioso della comunicazione che ci credeva, credeva in n ruolo positivo dell’informazione, dei media, ne fu molto deluso, e lo scrisse nell’ultimo romanzo, “Numero zero”, in realtà un pamphlet violento  contro il giornalismo. Di cui così spiegò il senso a Scalfari in una video intervista, stampata su “la Repubblica” del 23 dicembre 2014: “Un tempo, se un presidente non piaceva – fosse Lincoln o Kennedy –succedeva che gli sparavano. Già con Nixon e poi con Clinton si è visto che si può distruggere  un presidente tirando fuori le intercettazioni oppure  parlando di cosa ha fatto la sera, con chi è andato a letto. Tutta la nostra politica è ormai su questo piano. Il comandamento è: bisogna distruggere, delegittimare, sputtanare”.
Eco lo dice con una punta politica amara, evidente nel video: intercettare, distruggere, delegittimare, sputtanare è un procedimento violento, quindi tipicamente “di destra”, mentre è l’armamentario, il solo, della “sinistra” – dell’affarismo che ha preso il posto della sinistra.

Prescrizione – “Oh, che diciannove secoli non erano bastati a maturare la prescrizione”, è il pensiero, recondito ma furibondo, che alle nozze della figlia dovutamente battezzata con un principe dell’aristocrazia nera romana insorge nel ricco banchiere ebreo, nel romanzo I Moncalvo di Enrico Castelnuovo, quando il celebrante inveisce contro “quelli che hanno perseguitato, crocifisso, deriso” il Signore. Ogni tanto ce ne vuole.

Selfie – “Il proprio profilo è la prima maschera” – Vinicio Capossela

Shakespeare - Dimezzato, o nome collettivo? Ancora una novità, tra i tanti “Shakespeare” noti, dai Florio calabresi a duchi e assassini. Segnalata dal supplemento “Scienze” di “la Repubblica”. Scoperta dal linguista ceco Petr Plecháč, riscontrando con un programma di intelligenza artificiale o machine learning un’ipotesi avanzata nel 1850 da un critico inglese, James Spedding, incuriosito dalle somiglianze lessicali tra alcuni passaggi dell’ “Enrico VIII” e la scrittura di Fletcher. Il cervello elettronico dice che Shakespeare scrisse l’“Enrico VIII” con John Fletcher.
Ma forse il meglio a questo punto resta da ipotizzare: perché Fletcher, di quindici anni più giovane di Shakespeare, non ne sarebbe stato l’amasio? Shakespeare è una miniera.

Toga – Era la veste dell’ozio, comoda ma senza utilità – tasche, protezione dal caldo, o dal freddo. Dell’ozio che era la giornata del romano: discussioni, votazioni, le abluzioni alle terme, spettacoli – De Quincey ne fa diffusa spiegazione nella “Casistica dei pasti romani”.

letterautore@antiit.eu

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