Autore – “Il
romanziere è in certo qual senso una spia”: Graham Greene, “Il treno per
Istanbul”, lo fa dire a un scrittore vanesio di successo. E a un prete: “Un
penitente in confessione”.
Cleombroto - Garibaldi
adolescente si arruolò come marinaio di 3za classe nella Marina sabauda, col
nome di battaglia di Cleombroto. Eroe tebano, fratello gemello di Pelopida, che
combatté con Epaminonda, quello che liberò gli Iloti della Messenia, popolo
schiavo degli Spartani – Pelopida, “il primo uomo della Grecia” di Cicerone, fu
a sua volta, con Epaminonda, l’artefice dell’egemonia tebana dopo Sparta
Cuorinfranti – È all’origine di Sterne, che
nel Tristram Shandy”la vuole una malattia come la tisi o la gotta, benché non
definita nei manuali scientifici. Forse perché, rifletteva, non figura tra le
cause dei decessi: ma più diffusa e altrettanto perniciosa che le malattie
mortali.
Dante – “Dante e Balzac” è un
saggio del francesista Vittorio Lugli, 1952 (“Dante e Balzac con altri italiani
e francesi”). La commedia di Balzac è umana non a parodia di quella di Dante, ma per ritenere Dante la personificazione del mistiscismo in cui nella seconda parte dei suoi cinquanta anni si veniva immergendo.
Ebreo – È figura di molta
narrativa, anche poesia, negli anni 1920-1930. Una sorta di letteratura di
genere. Anche violenta. Come una fissazione – indotta dalla rivoluzione bolscevica?
A opera anche di ebrei, Castelnuovo, Nemirovsky, Albert Cohen, Josef Roth. Tra
i non ebrei si distinguono Céline, Pound, Hamsun, ma anche Thomas Mann, che
tanto dileggiò i parenti, Virginia Woolf, gli scandinavi in genere.
Greta – Ne anticipa i tempi, se
non la figura, Primo Levi nell’ultima poesia pubblicata, “Almanacco”, 2 gennaio
1987 – nella raccolta “Ad ora incerta”: “Noi propaggine ribelle\ Di molto
ingegno e poco senno,\ Distruggeremo e corromperemo\ Sempre più in fretta;\
Presto presto, dilatiamo il deserto\ Nelle selve dell’Amazzonia,\ Nel cuore
vivo delle nostre città,\ Nei nostri stessi cuori”.
I.A. – Faletti ne profetizza il boom
(illusorio?) nel romanzo “indiano” del 2006, “Fuori da un evidente
destino”. Al vecchio indiano saggio, che
ha conosciuto gli sciamani, fa dire all’eroe, il giovane indiano che ha fatto
fortuna nella finanza a New York e irride la magia: “Sei disposto a credere in
quello che la scienza ti propone, che è praticamente la stessa cosa: la creazione
di un’intelligenza artificiale in grado di evolversi e di imparare dai suoi
stessi errori”. E all’obiezione: “Quella è scienza. Qui stiamo parlando di
magia”, gli fa controbattere: “E non sarà una magia quando da una macchina
nascerà una macchina in grado di capire che è viva?”
Italiano - In “The
Irishman” quattro italo-americani, Scorsese, Pesci, De Niro e Pacino, fanno la
storia dell’America. Appassionante, ma come storia di mafia, di violenza. Anche
irlandese, ma a regia (narrazione) e con impersonificatori (il Fixer, il
Killer, il Capo) italici – del Sud Italia.
O italiana è la capacità critica, di sintesi?
Una storia “italiana”, di facce e nomi
d’artista che richiamano l’Italia, del Sud, metafore dell’America?
Leopardi – È stolido nel Nortizbuch di Enezenberger, li novantenne
patriarca delle lettere tedesche, italianizzante di lungo corso - la raccolta
di aforismi, arguzie, pensieri sparsi di cui Cornelia Mayrbäurl dà notizia su
“La lettura”. Non lui, “scrittore tanto infelice quanto geniale”, i suoi
cultori. Che hanno “guardato” (?conservato? riproposto?) “il manoscritto dello
«Zibaldone», una prosa confusa e chiacchierona”. Cosa che Leopardi non avrebbe
fatto: “Con la scelta del titolo avrebbe voluto esprimere la natura provvisoria
delle sue annotazioni, facendo sfoggio di autoironia. I custodi del Graal della
letteratura italiana, invece, questo non l’hanno mai capito”.
Bisogna distruggere i testi, anche il Notizbuch, lo zibaldone? Che
Enzensberger, meno autoironico di Leopardi, pubblica in vita, dandogli anche un
titolo, “Fallobst”.
Novecento – “Il secolo di Joyce e Pirandello” lo diceva una
la copertina dell’edizione Penguin 1967 di Sterne, “Tristram Shandy”. Poi le
cose sono cambiate: nessuno si occupa di Pirandello, non in Italia, Nessuno
pensa più che l’Italia abbia o abbia avuto qualcosa da dire all’Europa e al
mondo, nelle lettere e fuori.
Pavese – Rifiutato da un Primo Levi
inconsuetamente categorico, nella lettera a Rossana Benzi, 29 ottobre 1984. Una
lettera come sempre in Levi gentile, oltre che partecipe. Che però fa una
parentesi per lo scrittore suicida: “A me non è mai piaciuto, né come uomo né
come scrittore”. A motivo del suicidio? Sembrerebbe, perché spiega a Rosanna,
che la poliomielite costringeva a sopravvivere in un polmone d’acciaio in ospedale,
“Pavese è ai tuoi antipodi, è l’antirosanna. Non ha avuto feedback: ha
disseminato disperazione ed è morto di disperazione”. Pilato – Personaggio evangelico tra
lo scherzoso e il buongoverno per De Quincey, “Giuda Iscariota”. Un Pilato
trascurato nella notevole tradizione che sul personaggio si è costruita
ultimamente, dopo la resurrezione operata da Anatole France – sulla scia di De
Quincey.
Russia – Tutto vi è grande e
eccessivo. Stalin si capisce così? Stalin no, ma il teatro (regia,
scenografia), la narrativa, anche la musica sì. Le messe in scena del Bolshoi
(“grande”): dei balletti di Petipa, delle opera russe. I successivi Balletti
Russi, di Djaghilev, Bakst, Fokine. Il Coro dell’Amata Rossa. Le regie di
Mejerchol’d, Stanislavskij, Nemirovič- Dančenko.
Shakespeare – Per nascita non era cattolico?
Sì, come tanti altri del secolo d’oro inglese, specie gli “elisabettiani”. Che
può non voler dire nulla in letteratura, ma è una prospettiva curiosa: di
quanti , letterati, artisti, statisti, anche teologi, sono stati per nascita
cattolici nel Cinquecento, e a un certo punto hanno cambiato i riferimenti.
Rispetto alla confessione, per esempio. Al matrimonio indissolubile. Ai santi.
Socialista – La rimozione in Italia, della
parola e del concetto, ha dell’ossessivo. Antonio Manzini apre “Il treno per
Istanbul”, il romanzo di Graham Greene che Sellerio rispolvera, dicendo
Czinner, uno dei personaggi del caleidoscopico mondo dei vinti che anima il
romanzo, “il politico comunista rivoluzionario”, mentre è il capo dei
socialdemocratici di Serbia, costretto all’esilio.
Il centro-sinistra storico, che ha animato
al politica per trent’anni, fino a Di Pietro, Borrelli e Colombo, è scomparso dalle
storie della Repubblica, di Crainz, Ginzberg, Gotor, esagerati questi tre nella sottovalutazione, un ex Lotta Continua, un ex PCI e un ex Dc, Giovagnoli, Castronovo, anche Colarizi.
letterautore@antiit.eu
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