Attore itinerante, Molière cominciò a
scrivere a quarant’anni. Aveva dovuto cambiare nome, per non creare problemi
alla famiglia di considerati artigiani, e a corte, dove i Poquelin erano
introdotti quali tappezzieri. Attore giovane, si era legato a un’attrice già
madre di un bambino senza padre, Madéleine Béjart. Con la quale crearono un
gruppo teatrale che ebbe varie vicissitudini, compreso il fallimento, e il
carcere per lui. Il gruppo si ricostituì girando per anni la provincia. E solo tardi poterono tornare a Peìarigi,
protetti da Monsieur, il fratello
minore di Luiigi XIV, e poi dallo stesso re, entusiasta. Era già il 1658, Molière andava per i
quarant’anni, e solo allora avrebbe cominciato a scrivere le sue commedie, a
partire dal 1662. Ma di questa sua opera non resta nemmeno un manoscritto,
benché abbia vissuto ancora undici anni, fino al 1673. Il che, nel secondo
Seicento, a corte, sembra impossibile.
Pierre Louÿs un secolo fa, svolgendo
queste considerazioni, avanzò l’ipotesi che le commedie fossero invece di
Corneille. Che scriveva per il genio istrionico di Molière, capocomico ormai di
fama e quindi di successo più facile. Louÿs si basava sulla mancanza di
autografi, e sul fatto che Molière era un capocomico e non uno scrittore. Ma
questo è meno vero. Molière aveva fatto gli studi dai gesuiti, e aveva avuto la
licenza in Diritto a diciannove anni. Non era un seplice attore.
Le macchine pensanti, azionate dai
linguisti francesi Florian Cafiero e Jean-Baptiste Camp, un ingegnere e un
professore di Umanità numeriche, hanno sottoposto a verifica testuale alcune
commedia Molière insieme con testi di Corneille e altri drammaturghi
dell’epoca. Lavorando su un programma inteso a riconoscere sei caratteristiche
stilistiche: lemmi, forme, parole utili, rime, affissi, n-grams (frequenza di
una o più parole). Il cervello elettronico ha separato le opere di Molière
dalle altre, a costituire una sorte di “monte Molière”.
La ricerca ha però riaperto il problema
Molière, invece di affossarlo. Intanto, per il fatto stesso di porre il
problema – Molière non è Corneille, ma chi è “Molière”? Controdeduzioni
naturalmente ha suscitato la stessa ricerca. Si contesta in particolare la
scelta delle “parole utili”. E delle commedie esaminate, solo undici su
trentatré.
In precedenza, nell’ultimo quindicennio,
numerose ricerche linguistiche avevano rilanciato, e in qualche misura fondato,
l’ipotesi di Pierre Louÿs, rilevando una comunanza di vocabolario tra i testi
di Corneille e quelli di Molière troppo estesa perché si possano attribuire a
due autori diversi.
Florian Cafiero-Jean Baptiste Camp, Why Molière most likely did write his plays, “Science Advances”, 27
novembre 2019
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