“Ho visto il golpe una seconda volta, dopo quello in caserma, testimone
delle bombe il 12 dicembre. Non delle bombe, chi le ha messe, come, con che scopi.
Ma della presentazione che ne è stata fatta, che è poi la vera bomba, quella il
cui botto ha scosso la storia. Il pomeriggio era umido e grigio, e il salone
buio ancora di giorno. Ma forse era buio anche fuori, era il giorno più breve
dell’anno, che viene prima del solstizio d’inverno – per un numerologo del resto
il 12 è il 21 rigirato. Il pomeriggio del vernissage
al Babuino, con quadri di eccellenti pittori, a buonissimo prezzo, da cedere in
favore di Lotta Continua.
“È in un salone dell’Interno che in anteprima
si è appreso della bomba. Anzi delle bombe: dapprima si è saputo della bomba a
Roma, alla Banca Nazionale del Lavoro, con una ventina di feriti, e subito
dopo, questione di uno-due minuti, della banca di Milano, con molti morti, forse
di due banche, e di Roma all’Altare della Patria. O l’ordine è inverso. Ero
presente a un Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico al ministero presso
l’egregio Insalaco per caso, senza sapere di che si trattasse, per dovere di
rappresentanza, Arcangelo, che ne fa parte di malanimo, avendo chiesto il
favore di una supplenza. Queste presenze sono reputate inutili, in materia di
nessun interesse, ma l’assenza è dannosa, i politici sono vendicativi. Si è
concretata in un paio d’ore di chiacchiere, testimone muto, non introdotto, dei
giurisperiti che nel Comitato rappresentano i partiti al potere col vanitoso
segretario, nel dibattito di rito sugli arcani: i colonnelli greci espulsi dal
Consiglio d’Europa, il Vietnam, la Cia, il Kgb, i gruppuscoli. A un certo punto
il ministro è entrato a presiedere.
“Un esperto americano, autore di un Manuale del colpo di Stato, espose in
lucido italiano il Piano Caos, adottato negli Usa contro la sovversione. O
altri lo espose per conto suo. L’interesse si ravvivò all’arrivo del ministro,
che spostò l’agenda sugli organici delle forze dell’ordine, la prevenzione
attraverso il riordino dei servizi segreti, la delega alle forze dell’ordine
dei poteri d’arresto temporaneo, i nuovi mezzi antisommossa. Ma presto dal
lungo tavolo rettangolare crebbe di nuovo un rumore di fondo, non sopito dal
ministro, che sembrò assentarsi dopo aver parlato, seppure vigilando, lo
sguardo mirato su suoi fili interiori, mentre il segretario faceva un’uscita da
cavaliere della tavola rotonda su bisbiglio di un commesso. Poi Insalaco tornò
sbrigativo e uscì col ministro.
“Il clangore di lemmi e commi non per
questo scemò. Le bombe non allarmarono quel pur specifico consesso, essendo
esse ormai numero incalcolabile. Finché, dopo un quarto d’ora, il ministro rientrò
e disse:
- Sono gli anarchici. – La data segna
l’arrivo a Ginevra di Nečaev ventenne con l’esplosivo Catechismo rivoluzionario,
è il centenario.
“L’annuncio sarà variamente interpretato.
Il 17 gennaio 1978, al processo per gli attentati del 12 dicembre 1969, il
questore di Roma dell’epoca, Giuseppe Parlato, affermerà: “Escludo in modo
categorico che il ministro dell’Interno avesse disposto di orientare le
indagini verso gli anarchici”. Lo stesso giorno, al processo per il tentato
golpe del principe Valerio Borghese il 7 dicembre 1970 con l’occupazione
dell’Interno, l’ufficiale del controspionaggio Antonio Genovesi affermerà che
il ministro gli disse di non parlarne con nessuno. Roma dunque non indagò. Ma
il ministro non era la solita testa di legno che si pone a capo di un dicastero
complesso e delicato, che va avanti per prassi inerziale burocratica. Franco
Restivo, costituzionalista, siciliano, cattolico, ne fu titolare dal 24 giugno
1968 al 17 febbraio 1972. Dopodiché resse per quattro mesi la Difesa, fino alle
elezioni vinte dalla destra, e al governo Andreotti”.
Il segretario Insalaco invece avrà morte
violenta a Palermo, si disse per mano di mafia, il 12 gennaio 1988. Era stato sindaco
della città quattro anni prima, per un breve periodo nella primavera del 1984, presto
defenestrato da Ciancimino, che lo aveva eletto (allora i sindaci non erano
eletti direttamente ma dal consiglio comunale).
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