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Antifascismo
- È una forma di violenza anch’essa totalitaria,
pregiudiziale. In guerra l’impegno è sempre totalitario
e pregiudiziale, ma l’antifascismo lo è anche in pace. Un impegno esaustivo, e intollerante. Della vigilanza come imposizione.
È il condizionamento che, nell’impegno,
ha risentito in Spagna Simone Weil, la cui defezione è solo in parte dovuta all’inettitudine,
e poi anche Orwell. Succede quando l’impegno implica la violenza. Primo Levi,
il gruppo di partigiani di Primo Levi, entrò in crisi quando condannò e giustiziò
due ragazzi del gruppo per reati comuni, nemmeno accertati.
Empatia
– Se ne tenta la legittimazione scientifica, neuronale, ma non ce n’è bisogno.
Il fisiatra sa che funziona comunque, è un modo d’essere: “Se un paziente per
un danno neurologico non riesce a svolgere nella riabilitazione una certa
azione, vederla svolgere dal terapista stimola i meccanismi cerebrali giusti e
questo facilita il recupero”. Non un’immedesimazione nell’altro, dunque, una
“entrata” nel corpo dell’altro, ma una sintonia. Il dolore non si trasferisce,
e neanche la gioia, per quanto contagiosa: si può condividere, per simpatia, ma
non sostituirsi.
È un Mitgefühl,
dice bene il tedesco, un co-sentire. Il potenziale comunicativo che si
esercita, involontariamente, sulla lunghezza d’onda di altri. Edith Stein, che
a 23 anni vi si applicò, per il dottorato, su suggerimento del suo professore
di filosofia, Edmund Husserl, che da tempo era incuriosito dal concetto (gli
appunti che veniva prendendo in materia confluiranno nella seconda raccolta di
“Ideen”, a opera della stessa Stein), la dice “un’esperienza vissuta
originaria, la quale non è stata vissuta da me, eppure si annunzia in me”.
La parola emergeva alla curiosità di
Husserl dalla filosofia dell’arte - dalla pubblicistica in materia di fine
Ottocento, che ne faceva largo uso, come oggi usa nelle rubriche di aiuto
psicologico. Come una strada neo positivista all’anima - alla memoria, il radicamento, la sensibilità,
la fantasia, i linguaggi. Arrivare all’anima attraverso il corpo: i sensi, il
cervello.
Husserl incaricava Stein di approfondire il “vissuto” di Max Scheler. Ripresa
subito da Freud, l’empatia (anche “enteropatia”) è divenuta nozione centrale
della psicoanalisi, con una notevole bibliografia. Psicologica è del resto la
trama che su di essa ha imbastito la futura santa. Il parlare o comunicare è
l’Io, “l’Io puro”. Una forma di compartecipazione, anche se si esprime in
contrasto col “Tu” e col “Lui”. Oppure sgranandosi col “flusso di coscienza”.
L’Io che si esprime è l’anima – “l’Io puro” è inafferrabile, e forse inconsistente,
la “coscienza pura”.
Fascismo – Più – prima – che un’organizzazione totalitaria, è
una semplificazione della politica.
Meglio:
una riduzione di essa. A concetti basilari. Sul presupposto che Orwell individua
a conclusione
del saggio letterario su “Raffles e miss Blandish: “La gente venera il potere nella forma in cui è
in grado di comprenderlo”. In questo senso il fascismo è attuale.
Natura – “La natura non
crea nuove forme, e nelle vecchie è sempre nuova” – L.Pirandello, “Taccuino segreto”,
16. È il mistero della creazione: fare, disfare, rifare. Misteriosa nelle
origini, se un’origine è in tutte le cose – ma il “nulla si crea, nulla si
distrugge, tutto si trasforma”, il postulato della fisica classica?.
Nietzsche – Cercando il
nuovo, tornò all’antico, secondo Lou Salomé, “Friedrich Nietzsche”, 105: “Egli
credeva di essere approdato sulle coste di un mondo sconosciuto, ancora senza
nome, immenso,, di cui null’altro era conosciuto se non che si dovesse trovarsi
al di là di tutto ciò che può essre contestato con il pensiero, distrutto con
il pensiero”. Ma si sbagliava, la sua “nuova terra” non era “al di là”: “Commetteva
l’errore opposto di Colombo, il quale, cercando il vecchio, trovò il nuovo”.
Era tornato, “senza accorgersene”, là da dove era partito, da là do dove
pensava di essersi definitivamente allontanato, “da quando si era voltato via
dalla metafisica”.
Una
vendetta – il pensiero circolare, un “eterno ritorno”? Non improbabile: il
rapporto di Lou Salomé con Nietzsche, di cui scrissi molto, dopo morto e celebrato,
è ambivalente, per l’ambiguità del rapporto personale che aveva avuto con lui
nel 1882. Ma non aveva torto: Nietzsche è un filosofo dei molti perché diffonde
certezza robustezza, radicamento. Sotto forma di critica
È
figura di culto dell’individualismo, del neo liberalismo seguito al crollo delle
ideologie: il “maschio”, anche tra le femmine, il supermanager, lo squalo di
Wall Street, l’artista in ogni sua forma, writer o Moma contemporaneo. Della
morale della non morale. Nietzsche non è insensibile, e non va al galoppo, ma
la sua “morale” è quella, adottata solo un poco.
Oriente – Orientarsi è
cercare la direzione in ambiente sconosciuto, guardare a Oriente. Per lunga
tradizione.
Dalla costa atlantica cantabrica al Medio Oriente, che anch’esso guarda a Est.
L’islam guarda a Oriente. Ma già il tempio di Gerusalemme guardava a Est.
“Orientamento” che i cristiani prima di Maometto ripeterono, disponendo i
templi nella direzione Ovest-Est, invece che Nord-Sud come usavano i
romani.
Trasparenza – Si nutre di
zone d’ombra, come la luce. Il massimo della trasparenza è la cancellazione
dell’essere: dell’individualità, dell’attività. Tutto riducendo a massa, amorfa
e in distinta. Nella comunicazione, e quindi nell’esistenza.
È
tema fantascientifico, di “The Circle”. Ma è anche tema logico.
Uomini – Sono creazione delle donne,
come gli dei? È sottigliezza di Nietzsche quando assiste e consiglia Lou Salomé
per un saggio che voleva scrivere (probabilmente “L’uomo come donna”, che
scriverà alcuni anni più tardi). Al senso comune appare un controsenso, ma
spiega la scomparsa del maschio. Oggi che la condizione femminile prevale,
anche tra gli uomini. Di una donna che non è più interessata al maschio, alla
sessualità a entrambi i fini del piacere e della procreazione.
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