Autrici - Sono tutte
uguali, trentenni, mezzobuste (i fianchi e le gambe no), il volto in qualche
modo attraente, per fronte, guance, taglio degli occhi, della bocca, capelli.
Prevalgono
sui media le autrici, probabilmente per ragioni di mercato – che è prevalentemente
femminile – in prosa e in poesia. Ma tutte come in riga, allineate e coperte. Come
in una marcia segnando il passo, in testa uno stampo. Ciò va contro il mercato:
attrarrà il pubblico femminile, ma quello maschile che interesse può trovarci?
Prevalgono
anche le vecchie “scritture al femminile”: storie di infanzie, pene d’amore
(ora di personalità), personaggi-gge attraenti.
Balzac e Dumas – Approssimativo
l’uno, che pure si voleva sociologo e sistematore, con i tanti schemi entro cui
collocava i suoi racconti e romanzi, documentato e anche preciso il secondo, che
inventava ma non stravolgeva, benché scrivesse all’impronta, molte pagine al
giorno, e senza rileggersi. Forse perché lavorava su opere già sgrossate dai
“negri”, i collaboratori anonimi - riscriveva.
Entrambi
narratori fluviali, ma con caratteristiche rovesciate rispetto alle apparenze
in fatto di attendibilità – di rispondenza al vero e anche di verosimiglianza.
Dante – Vittima del
politicamente corretto.,ma senza danni. Ridicolizza Dante e l’islam insieme la
volontà politica, fondamentalmente anticristiana, di accreditare Dante come un
copione di oscuri compilatori, di “viaggi di Maometto” nell’aldilà. Una
frescaccia filologica, ma anche una delle tante false “cause” politiche “politicamente
corrette”, ex radical chic nella ormai vetusta tipologia,
cinquant’anni fa, di Tom Wolfe.
È l’Autore
moderno, il precursore e inventore dell’autorialità. In uno studio inavvicinabile,
da biblioteca, a 100 dollari, Albert Russell Ascoli, l’italianista americano
studioso si Boccaccio e Ariosto, fa di Dante il primo “Autore” moderno – “”Dante
and the Making of a Modern Author”, 2008 (pp. XVII + 458). Quello che non solo
racconta e rappresenta, ma afferma. Questo il Dante Autore in sintesi: “La
riproposta della auctoritas medievale
apre la strada alla nozione proto-moderna di autorialità letteraria, che
sarebbe emersa gradualmente, a piccoli passi, tra il tredicesimo e il
diciassettesimo secolo”.
Cosa
vuole il Dante autore moderno, secondo lo studioso americano, è così sintetizzato
da un recensore, Jan Soffner, online: “La narrativa di Dante, volendo, sembra
differente da, per dire, il film di Kubrick «2001: Odissea nello spazio» (1968), che muove da simili accentuate pretese su cosa quarant’anni fa si considerava
essere la «verità» dell’umanità. Mentre guardando il film uno sa che il punto
che il regista tenta di affermare è la comprensione della sua opera quale
possibile modello del mondo, quando si legge la «Commedia», invece, non si può
non supporre che Dante non sta soltanto offrendo un possibile modello di
spiegazione del mondo, ma è profondamente convinto che il suo modello è quello
reale, benché si proponga come una costruzione poetica”
Disfatta – Rotta, ritirata militare:
reputata dopo Caporetto specialità italiana, di un’incapacità italiana di fare
la guerra. Ma altre rotte più terribili ha avuto l’esercito francese alla
Beresina – di cui in Balzac (“Addio”, “Il medico di campagna” – Balzac era
fervente cultore di Napoleone), o Tolstòj, a Lipsia, a Waterloo (Stendhal,
altro fan di Napoleone, Victor Hugo nei "Miserabili"), a Sedan nel
1870 (Zola), e nella drôle de guerre,
1939-1940 (Céline). Rotte decisive ha avuto anche la Wehrmacht, a Stalingrado,
a Alamein , malgrado l’impegno e il sacrificio degli italiani, e poi sul Vallo
Atlantico – battaglie dell’eroico Rommel che mancava sempre gli appuntamenti decisivi.
Le sconfitte tedesche, benché epocali,
non sono state mai raccontate. Non in grande. Solo “I proscritti” di von
Salomon, che romanza i reduci sconfitti del 1918, organizzati in “corpi franchi”
eroici, contro francesi e polacchi dopo la guerra - una memoria romanzata che
molto piacque a Giame Pintor: la fece tradurre da Einaudi e la recensì
entusiasta, suo ultimo scritto prima della morte al fronte, sul Volturno, a fine
1943. I “corpi franchi” tedeschi sono raccontati anche da Marguerite Yourcenar.
L’Italia è peraltro il paese che, da
metà Ottocento a metà Novecento, dagli anni 1840 ai 1940, ha fatto più guerre
di tutti in Europa: contro l’Austria tre o quattro volte, contro i francesi a
Roma, contro i Borboni di Napoli, in Africa più volte, contro l’Abissinia-Etiopia,
contro l’impero ottomano, e contro i libici, in Spagna, e nei 1940 contro mezzo
mondo.
Gide – Un Gide “goethiano” – o un Goethe gidiano – Giuliano Vigini scova
nella sua rubrica su “La lettura” tra gli anonimi: Gide ha stampato anonime
almeno cinque opere. Un “C.R.D.N.” , 1911, che è “Corydon”, il testo protogay,
in dodici copie, non vendute. Poi, nel 1943, anche un saggio su “Goethe”, in
sole tre copie. Ma “Goethe” usciva quell’anno anche sulla “NRF”, la rivista
dello stesso Gide in casa Gallimard, in dieci paginette – ora nella raccolta
degli “Essais” – non granché. Gide usava ancora stampare copie per i soli
amici.
Risvolti – Paterlini riscrive sul “Robinson”
i risvolti di copertina dei romanzi. Fa cioè una recensione del libro in forma
di “traduzione” dei toni enfatici dei risvolti. L’ultimo, sabato, con una serie
di “problemi di base” di questo sito, una serie di domande metafisiche, a
proposito di Giorgio Biferali,”Il romanzo dell’anno”: “È vero che nulla succede
per caso? Esiste l’effetto farfalla?... “. Molto efficace – terribile: cioè, una
stroncatura.
Una stroncatura sotto forma di risvolto
promozionale è l’unica possibile? Ci si confronta con l’invadenza editoriale, non
più con l’autore, la scrittura, la qualità. È anche vero che molti libri (romanzi),
da “Gomorra” in poi, sono editoriali – compilazioni.
Russia – “Sono nato in un paese
dove l’idea della libertà, il concetto di diritto, la cuì consuetudine di
umanità e gentilezza erano cose in freddo dispregio e brutalmente proscritte”,
Vladimir Nabokov, “La vera vita di Sebastian Knight”. Nabobokov parla della
Russia tra Otto e Novecento, ma il lungo interregno sovietico non ha cambiato
le cose, anzi ha distrutto quel poco di libertà e di diritti che si erano
imposti.
Quanto al valore militare, i russi
stessi, che pure non sono stati mai sconfitti, se non dal Giappone nel 1905, in
misura limitata e più per i moti rivoluzionari – liberali – interni, non sono
ritenuti e non si ritengono valorosi (imbattibili) soldati, da Tolstòj a
Pasternak, alla vasta filmografia.
Vedove – Non ce ne sono più nei
libri, nei romanzi, nei racconti. Sono scomparse col nuovo diritto di famiglia:
una volta una donna doveva essere vedova per poter sfuggire alla tutela di un
padre o di un marito. Oggi può essere anche ricca di suo.
Nell0islam c’è ancora qualche caso.
Vittoriano – Sinonimo di puritano
ipocrita, ma in letteratura è il periodo più fertile per l’Inghilterra, dopo
quello elisabettiano. Da Dickens a Oscar Wilde e Conan Doyle. Non fu poetico,
non molto, ma nella narrativa imponente. Gli imperi sono romanzi.
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