Giuseppe Leuzzi
“Comunque cambiamenti
positivi ce ne sono stati anche a Palermo”, spiega Simonetta Agnello Hornby a
Mimmo Cuticchio passeggiando per Palermo (di cui a “La Lettura” dell’8
settembre), “in Sicilia, soprattutto per quanto riguarda la condizione della
donna, in certi casi anche rispetto all’Inghilterra, dove l’emancipazione è stata
più lenta, più pigra”. Bisognerebbe portare i siciliani, gli italiani in genere, che
(a parole) si autoflagellano, più spesso a Chiasso.
Si è decretato
l’antiriciclaggio sul trasferimento di una somma pari a mille euro. Per far
guadagnare qualche euro in più alle banche, ma non solo. Una giovane ne svela
l’arbitrio in una lettera a “la Repubblica”. Avendo depositato in banca - depositato, non incassato - un assegno di
1.500 euro, regalo del nonno per i diciott’anni, la banca non ha eccepito.
Salvo comunicare l’“anomalia” al Tesoro, che inflessibile pronto l’ha multata
di 300 e rotti euro.
Non meraviglia. La
droga, le mafie, il riciclaggio sono più spesso una copertura, per spillare
qualche soldo e rendere amara la vita. Contro le mafie basterebbero i
Carabinieri, se distolti dal traffico stradale.
Navigazione al Sud
Un posto di
primo piano al Sud, in questo governo centro-meridionale che è il Conte 2, non
rilevato da questo sito nella lettera semiseria “Il governo dei predestinati”,
è del consigliere della ministra del Lavoro, il professore Domenico Parisi,
“Mimmo” – che Aldo Grasso segnala in un gustoso “Padiglione Italia” domenica
sul “Corriere della sera”. Professore nel Mississippi, lo stato più povero degli
Usa. Dove ha inventato i navigator,
per trovare lavoro ai disoccupati. Che non hanno alleviato la disoccupazione nel
Mississippi. Come ora in Italia, dove i navigator sono gli unici che hanno un
posto – non tutti: in Campania De Luca si rifiuta di assumere precari, e sono
una sessantina. Precari ma, dice il professore, benvenuti: “Potremmo
stabilizzarli tutti. Sarebbe già un piano eccellente”.
Parisi esercita in
Italia, richiamato da Di Maio quando era vice-capo del governo, alla presidenza
dell’Anpal, Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro. Il tipico “ente
inutile” della Prima Repubblica.
Le “politiche
attive” Parisi ha condensato in una app, Mississippi Works. Che finora non ha
prodotto un solo risultato. “L’app miracolosa era stata presentata
all’Auditorium di Roma e sembrava di essere nel film «The Blues Brothers»”,
scrive Grasso. L’incontro con Parisi era stato detto da Di Maio “un atto voluto da Dio”.
Di Maio è di Pomigliano
d’Arco, Parisi di Ostuni.
Parisi fu presentato da Di Maio all'Auditorium di Roma come “italo-pugliese”. Ma le
gaffes non contano più ormai, al
tempo della rete. Il problema è che il Sud non ha altre politiche né figure politiche
se non ignoranti e imbonitrici.
Sudismi\sadismi
“La
nostra identità vera di noi italiani, noi cristiani, è quella della gente che in
Calabria si è tuffata in mare per salvare dei naufraghi”. Lo dice al “Corriere
della sera” in grande il neo cardinale Zuppi, romano, vescovo di Bologna. In Calabria non si
è saputo – le cronache in Calabria sono delle Procure antimafia, in nobile
gara, non di assalto. Ma non solo in Calabria, non fosse stato per il
cardinale.
Apre
i tg e occupa le prime pagine invece la coppia di Cosenza che ha picchiato un
bambino marocchino, di tre anni, perché si era avvicinato al carrozzino del loro
bimbo. Una coppia ventenne di immaturi, che dopo il calcio è scappata, per sfuggire
all’ira dei passanti. Una coppia di pensionati di Stato, mantenuti sotto
copertura a Cosenza perché parenti di un pentito di camorra.
Di
questo però non si dice, non a Rai 1 o al Tg 5 o 24, ma nemmeno tra le brevi dei
giornali. Perché il pentito è sacro? No, perché il Sud o è violento o non è.
“La
mafia è elegante e profumata”, così Letizia Battaglia a Venezia per presentare
il film di cui è protagonista, “La mafia non è più quella di una volta” - che
peraltro disapprova: “I figli dei mafiosi studiano in Svizzera. Hanno un
vantaggio, riciclando il denaro di chi si droga. Sono diventati borghesi”. Contro
il volere, certo, di Battaglia, nonché del regista, Marenco, come di ogni
altro, ma sul principio che munus non olet,
il denaro non puzza.
Questo
è inevitabile, che i ladroni di oggi diventino i baroni di domani. Lo spiegano
ampiamete l’America del secondo Ottocento, dei robber barrons, la Francia napoleonica, i vecchi cavalieri del Brandeburgo,
che faranno grande la Prussia, gli strozzini che presiedevano alle fiere
(mercati) del Due-Trecento, specialità italiana, lombarda, toscana, e saranno principi e condottieri. Per le
mafie è diverso, perché sono un paradigma: tutto ciò che di male avviene in
Sicilia – in Calabria, a Napoli - è mafia. Mentre non lo è – nei romanzi di
Montalbano come nella realtà.
Il viceversa è pure vero. Ha provato Battaglia a Milano? A Barcellona, a
Amsterdam, con tutto il liberismo. Anche a Londra, per non dire New York?
La sindrome
Rosarno
La
notte del 14 agosto un gruppo di africani ubriachi e probabilmente drogati mena
fendenti tra la folla a passeggio sul lungomare di San Ferdinando, accanendosi
su una famiglia di una ventina di persone, tra cugini, nonni e nipotini, nella
quale si è imbattuto per caso. Subito il
vice-sindaco di San Ferdinando Luca Gaetano accusa i rosarnesi – San Ferdinando
è l’ex frazione a mare di Rosarno – di avere praticato la caccia al nero. Cosa
non vera, che gli è stata poi contestata dai feriti. Ma il fatto è che Rosarno
non ha mai praticato o minacciato la caccia al nero.
Rosarno
ha sempre votato a sinistra, il solo Comune in tutta la Calabria – eccetto a
una sola elezione, per due anni. Ospita, ora trasferita in territorio di San
Ferdinando, una tendopoli di africani, che si popola soprattutto d’inverno, per
la raccolta degli agrumi. In condizioni non rispettabili, ma non peggiori di
altre tendopoli in altri luoghi in Italia.
La famosa manifestazione di africani
che ha bollato Rosarno come capitale dello sfruttamento si fece perché nella
tendopoli si erano sindacalizzati alcuni immigrati. Col sostegno e il patrocinio della Camera del
lavoro di Rosarno, l’organizzazione
locale della Cgil. Per la Befana del 2010, un anno abbondante prima della manifestazione di immigrati di Nardò, passata alla storia - e al cavalierato della Repubblica col suo organizzatore Yvan Sagnet, un camerunese ingegnere del Politecnico d Torino - nell'agosto 2011.
Napoli
“Solo nell’ultimo anno tentato furto e tentata
rapina a mio fratello Roberto”, lamenta Giovanni De Giovanni, figlio primogenito
del giallista Maurizio: “Un furto nella mia casa a Posiliipo. E due furti di
ciclomotore a mio padre Maurizio, l’ultimo stamani, con devastazione di una
saracinesca”. Il furto è sempre materia di Napoli, con destrezza e anche con
violenza. Anche l’impunità.
La
famiglia De Giovanni di Oslo si sarebbe incazzata, molto. Con effetti. Anche
una di Milano, o di Torino.
Si
gira per Napoli e dintorni, se in macchina, tra sorrisi intesi, dei portieri d’albergo,
dei garagisti, degli addetti ai musei e ai siti archeologici, degli ambulanti
con le bancarelle, dei ristoratori – gli stessi che provvedono a recintare con
catene il parcheggio del loro esercizio. Intendono: sei un cretino, quando te
la prendono? E hanno ragione. Ma come fanno a sapere?
Come
fanno i ladri di Napoli a sapere che quella macchina è forestiera, di un
forestiero, quindi da rubare assolutamente, impunemente? Dai portieri d’albergo,
dai garagisti, dai guardiani delle Belle Arti, dai ristoratori, dagli
ambulanti?
Ma
quanti ladri ci saranno a Napoli?
A
Santa Maria Capua Vetere la visita all’Anfiteatro Campano finisce presto, tanto
evidenti sono i segni di eccitazione dei passeggiatori pomeridiani, dei ragazzi
con cane, delle signore sedute all’ombra sulle panchine. Si è arrivati con la
macchina. Parcheggiata per bene, ma pur sempre una macchina, di un forestiero.
C’è
un marchio del forestiero a Napoli? Forse no, se Di Giovanni si lamenta, lui è
ben napoletano. Ma del turista probabilmente sì.
Si
può andare a Napoli per turismo solo in gruppo? Anche da soli, muovendosi in tassì
- ma con pochi soldi in portafoglio, consiglia il portiere.
Un
turismo in tassì forse non è male, qualcosa bisogna inventarsi contro il turismo
di massa. Ma dappertutto a Napoli s’incontrano poi le folle.
Si
arriva a Salerno, da Sud e da Nord, nella provincia di Salerno, e tutto cambia,
pulito, preciso, tranquillo. Da Positano a Sapri, con la Eboli famigerata, e col
Cilento, e con la certosa rediviva di Padula.
Si
dice Napoli e si intende un mondo. Mentre è Napoli, circoscritta, dai Campi
Flegrei a Portici. L’Irpinia è un altro mondo. Il salernitano, regione
estesissima, pure. O il casertano, cui Napoli suole addebitare i suoi dolori, terra civile
di Lavoro – Benevento è un altro mondo, teutonico.
Si
dimentica che Napoli è una città che era metropoli, incontrollabile come tutte
le metropoli, già nel Sei-Settecento, molto prima che le città italiane crescessero
e si conformassero, Roma, Milano, e tale è rimasta anche ora che è in serie B.
Sempre industre e abile, ingegnosa, rapida, multitasking, e piena di dannati.
Ora che nessuno più li confronta, se non
si autodenunciano alle videocamere – i Carabinieri aggiornano le statistiche, i
Procuratori della Repubblica s’illustrano a Milano e a Reggio Calabria.
Napoli
è la più piccola delle grandi città italiane, appena 120 kmq – contro i 182 di
Milano, che però è di fatto il doppio, essendo un vero territorio metropolitano,
in conurbazione (strade, metro) con le cittadine-periferia, e Roma, 1.285 kmq.
Ma è la più popolosa. E la più radicata. La meno esposta cioè alla misgenation, alle immigrazioni, che
invece sono gran parte di Milano e Roma: nuove generazioni, alla ricerca di
integrazione, invece che dissolutorie. La delittuosità, parte di essa, non
deriverà dall’inbreeding?
Napoli
di direbbe una metropoli chiusa, campanilistica.
Napoli
stessa è compiacente, più che succube, con la delinquenza urbana - borsaioli, ladri,
ladri d’auto, spacciatori, camorristi? Per esperienza si direbbe di sì. Ma deve
essere anche vera la tradizione di Napoli nobilissima,
inventata non può essere.
De
Luca, il presidente della Regione Campania, non vuole i “navigatori” di De
Maio. Forse per un puntiglio politico, che quindi cadrà col governo che il suo partito
ha ora fatto con lo stesso Di Maio. Ma è di grande logica, che è perfidia: “Siamo
contro lo sfruttamento del lavoro”, lamenta, “contro il precariato”. Ineccepibile:
i “navigatori” di De Maio sono a contratto, breve.
L’effetto però è che i “navigatori” prendono lo stipendio, sia pure precario, senza dover “lavorare”. Non c’è una logica nella logica?
C’è
ancora molta industria manifatturiera in Campania, anche alla periferia di
Napoli, malgrado lo smantellamento della siderurgia e delle attività collegate.
A Pozzuoli, Pomigliamo d’Arco, Pratola Serra, Marcianise, Nola, con l’aerospazio
e la difesa. Per le qualità che Sohn-Rethel ha indagato e spiegato: abilità e
applicazione – senso anche dell’economia, del risparmio, in armonia con l’ideologia
odierna del riuso, benché con criteri bizzarri. C’è anche molta ingegnosità di
marketing. E molta qualità, specie per i consumi deperibili\rinnovabili: cibo, abbigliamento,
arredamento. E nella paesaggistica – architettura, giardini – nel rispetto perfino
della natura. Ci sono i ladri e c’è che crea e fa. Due mondi paralleli, l’uno
non influenza l’altro.
leuzzi@antiit.eu