venerdì 31 gennaio 2020

Appalti, fisco, abusi (164)

Nexi in grande spolvero, stella di piazza Affari, traina il Ftse-Mib, si celebra sui media, si glorifica. Sembra il suo momento: il governo vuole i pagamenti tracciabili. Questioni di antiricclaggio, di antievasione. Che si sa non sono vere, si tratta solo di far guadagnare qualche centesimo alle banche. Ma questo è un altro discorso. Sulle decisioni del governo, gli operatori (americani) del credito si affrettano a mandare a casa carte gratuite. Nexi no, non rinnova nemmeno quelle in scadenza, garantite da un conto in banca. Vuole per il rinnovo una pratica nuova: bisogna andare in banca, aspettare, mettere una decina di firme – i fogli sono quattordici.
  
Perfino il sito Nexi riesce a complicare senza necessità. Variabile, volubile.  Che propone insistente una chat a cui non risponde – se non per il classico inutile “domande e risposte” precompilato.

L’efficienza di Nexi è quella delle banche. La banca italiana deve spendere una buona mezzora di un funzionario per uno strumento, la carta di credito, che altre rinnovano in automatico. Stampando carte che non saprà dove immagazzinare. Perché la tavola elettronica non le ricarica, nove su dieci.
Un mondo di servizi difficili. Di personale anche incompetente, benché continuamente decimato? O solo demotivato.

Nexi e le banche non sono un’eccezione, il mondo dei servizi è inefficiente oltre ogni aspettativa. Le utilities sono in prima linea, col governo, per farsi pagare in automatico, online, su carta o Iban. Ma i siti dove farlo sono impraticabili, specie quelli degli operatori telefonici, Tim, Wind. E al 155 o al 187 si perdono ore, più spesso senza esito – a un certo punto scartano.

Si provi a passare con Tim da una tariffa Tutto Voce a una Voce Special (dimezza il carissimo abbonamento, raddoppiato senza preavviso due anni fa, semplicemente passando dalla bolletta bimestrale a una mensile – dopo aver tentato quella di ventotto giorni, tredici bollette in un anno invece di dodici….).  Ci vuole un anno - cioè bisogna pagare 180 euro di sovrabolletta.
Questo dopo aver esperito molteplici tentativi via 187 per avviare la pratica.

Si dice che la colpa dei disservizi sia dei “consulenti” rumeni o albanesi. Ma due cambi di tariffa che si sono resi necessari con Tim sono stati esperiti infine, dopo tre o quattro tentativi andati a vuoto, uno da una consulente rumena e uno da una albanese.  

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