martedì 7 gennaio 2020

Di bolla in bolla

L’economia globale va da trent’anni – gli anni della globalizzazione - lungo un trend ascendente, ma con cadute profonde, repentine, a ciclo quasi continuo. Almeno tre di grandi dimensioni. Q ella delle dot.com. Quella dei mutui subprime. Che ha trascinato la grave crisi bancaria europea. E ora quella del bigtech. Perché non c’è dubbio che le aziende che pompano il mercato volino su una gross bolla speculativa: non c’è qualità, inventiva. redditività che consenta di raddoppiare di valore ogni pochi mesi: Apple è raddoppiata nel 2019, senza nuovi prodotti, Facebook è cresciuta del 54 per cento, benché sotto vari processi per infrazione alla sicurezza, Microsoft del 60 per cento, anch’essa senza novità, né di prodotto né di sistema.
Maria Teresa Cometto si diverte su “L’Economia” a calcolare quanto valgono le Cinque Grandi del  Tech in Borsa a fine 2019 (Apple, Microsoft, Amazon, Alfphabet-Google-Youtube, Facebook): tutte insieme fanno 5 mila miliardi di dollari. Più della Germania, che ne vale solo 3.863 – o di Italia e Francia messe assieme, che assommano a 4.695 (o Canada, Brasile e Spagna, quasi 300 milioni di persone, 4.764 – o Corea del Sud, Brasile e Messico, quasi 400 milioni di persone, che che “valgono” anche meno, 4.750). Un’azione Apple vale oltre 300 dollari – almeno, si paga.
E che cosa rappresentano queste superpotenze? Internet, musica, video, vendite a domicilio. E pubblicità. Fuffa.
Non dissuade nemmeno il contenzioso, che in Borsa solitamente è letale. Facebook si confronta in ogni paese con contestazioni virtualmente letali: il fisco, e l’uso improprio dei dati personali, l’abuso degli stessi, il monopolismo, la moneta virtuale. Domina i social con Facebook, Messenger, Instagram e WhatsApp, ed è quindi le forche caudine della pubblicità. Ma un patrimonio di che consistenza?

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