Gli Stati Uniti sono tornati
all’autonomia energetica, e il Medio Oriente torna per loro un punto nella carta
delle strategie – in un quadro terrestre sempre meno influente in un teatro
strategico cyberspaziale. Nei riguardi dell’Europa, il cui interesse per gli
Stati Uniti era decaduto dopo il crollo dell’Urss, mantengono un legame
culturale, e quindi politico generale, ma il Medio Oriente è appendice per lo
più molesta – se non per i petrodollari sauditi e degli Emirati investiti in bond
Usa.
Il Medio Oriente resta invece un fronte
aperto per l’Europa, geografico e minerario: è un suo vasto confinante,
turbolento, ed è necessario all’Europa per l’approvvigionamento energetico. Ma
l’Europa non sa come è fatto, e non se ne occupa. Ci hanno badato finora il
Pentagono e i servizi di sicurezza americani. Ma dieci anni di preavviso
obamiano del disimpegno sono passati e l’Europa fa finta di niente, Berlino e
Parigi come Roma – e forse peggio, dacché Parigi approfitta della confusione
italiana per assoggettarsi la Libia.
Nemmeno la brutalità di Trump scuote l’Europa.
Commentatori e politici argomentano su una guerra Iran-Usa, che non ci sarà,
non ci può essere – gli ayatollah non sono scemi. Ma anche la “guerra” vedono
cosa remota.
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