Sembra scritto oggi – la
killer ha perfino voglia di Andrea Bacchetti che suona il concerto per
clavicembalo n. 4 (di Bach, la gelida killer solo ascolta Bach) al Teatro Olimpico di
Vicenza, senza nemmeno un errore di spelling
. Il presidente deve già ordinare l’attacco a due capi terroristi, che si
incontrano per pochi minuti nello Yemen, con un missile da un drone. L’unica
differenza è che uno dei due si protegge con i figli, sette, scudi umani – il
caso Suleimani complicato con quello al Baghdadi: il capo jihadista del romanzo
si chiama anche lui Suleiman. Mentre deve difendersi dallo Speaker, il
presidente della Camera dei Rappresentanti, che cerca una “scorrettezza
presidenziale” qualsiasi per incriminarlo. Il famoso impeachment, liquidato col disprezzo: “Il presidente Gerald Ford
disse una volta che una reato impeachable
è qualsiasi cosa la maggioranza della Camera dei Rappresentanti dice che lo è” -
un gioco a costo zero, contro l’opportunità di entrare nella storia, “rimuovere
un presidente dalla carica”. Una storia che avrebbe potuto scrivere Trump oggi
ma l’ha scritta Clinton un paio di anni fa.
La “scorrettezza” è ricalcata
su quella imputata a Hillary Clinton segretario di Stato nel 2012, quando
l’ambasciatore americano in Libia fu ucciso a Bengasi dai jihadisti con i quali
era andato a negoziare. La mattinata si è aperta con i notiziari tv “falsi, tutti”,
Msnbc, Cbs, Fox, Cnn – “dove raccolgono tutta questa merda?”, riflette il
presidente, e si risponde: “Devo ammettere che è sensazionale, e il sensazionale
si vende meglio”. L’Arabia Saudita si viene a sapere che sarà governata da un
principe ereditario di soli 35 anni, in un regime di vegliardi, nominato
successore dal proprio padre, contro le abitudini e le regole della famiglia. E
il sospetto è già che sia la Russia a manovrare i cyberattacchi. Mentre
l’Europa è già scomparsa – “non esiste”. Nell’epoca della sorveglianza: video,
telefonica, social, hacker.
Una attualità che fa
rabbrividire. E anticipazioni assurde, ma chi sa? Squadre di ucraini antirussi
si aggirano mercenarie per l’Europa e il Nord Africa – queste ci sono
probabilmente già, in Libia, mandate da Putin, i cecchini a colpo singolo. Al
soldo di un terrorismo jihadista, o di chi tira le fila del terrorismo
jihadista. Che considera suo feudo “l’Europa centrale e sud-orientale” - come
direbbe il segerario di Stato Pompeo oggi? Il killer è donna: bella
naturalmente e giovane, e rigorosamente vegetariana, “non si uccidono gli
animali” – oltre che in simbiosi con Bach dentro le cuffie. Lei stessa è una
sopravvissuta delle guerre jugoslave, dei massacri serbi. Il capo jihadista
Suleiman è turco. E, novità nella novità, “non è musulmano. È un estremista
laico e nazionalista che vuole combattere l’influenza occidentale sul Medio
Oriente e sull’Asia centrale. Il suo
Jihad non ha nulla a che fare con la religione”. È anche un cyberterrorista più
che un assassino sanguinario, ma per questo più temibile.
Nelle poche ore di un venerdì
che precede la scomparsa del presidente molte cose avvengono o sono discusse
alla Casa Bianca che si sono avverate per Trump, in questo romanzo pubblicato
due anni fa, dopo una laboriosa gestazione, con due scalette e “molte, molte
stesure”. Il meccanismo è quello del Mafia-Stato: contro la minaccia cercare
anche un contatto diretto col nemico. Qui il pericolo da scongiurare è più
grande: una attacco informatico che distruggerebbe la potenza militare e
l’economia americane. Un attacco che si sa essere in itinere – una prova generale,
in piccolo, è stata effettuata a Toronto in Canada, uno “spauracchio” è stato fatto circolare al
Pentagono – ma non si sa quando e in che
modalità. Il presidente è convinto che il terrorismo jihadista è manovrato e
pagato, e decide di “vedere” di persona le poste in gioco. E parte l’azione. In
poche ore, le quarantotto di un week-end prima della seduta lunedì della Camera
dei Rappresentanti dove il partito avverso e, nel proprio partito, i
concorrenti, non vedono l’ora di pugnalare il presidente. Proprio su contatto
cercato col nemico. Su questo termine ristrettissimo Patterson costruisce un
coinvolgente suspense – benché alla
007, spettacolare più che credibile.
Tutto è all’ultimissima piega
della politica. Molte donne alla Casa Bianca e al potere. Donna è anche il
killer professionale: bella e tutto quanto, e fredda. I media sono marci. I
servizi segreti burocratici. La rappresentazione è amara del sistema politico
americano, un truogolo da basso impero: “frustrazione, polarizzazione,
paralisi, decisioni sbagliate, opportunità sprecate”. Da parte di Clinton, il presidente americano del più
lungo boom economic (prima di questo di Trump….), cui si deve per chiari segni
il quadro politico: avvelenato contro il Congresso, un branco di intriganti, e
contro i media, una mandria di sciacalli. Più amaro considerando che la vicenda
personale di Clinton, del tentativo di incriminazione, viene aggiornata a venti
anni dopo, quelli che stiamo vivendo, a carico di un presidente che dovrebbe
incontrare per troppi motivi la sua disistima. In un mondo senza più privacy, sotto “la videosorveglianza, le
intercettazioni, i social media, gli hacker” - senza più personalità,
possibilità di essere se stessi.
Infine “arrivano i nostri”,
come si deve – il presidente è ancora qui per raccontarcela, il racconto è in soggettiva.
Ma non è più una favola, certamente non eroica.
Bill Clinton-James Patterson,
Il presidente è scomparso,
Longanesi, pp. 496, ril. € 22
Nessun commento:
Posta un commento