mercoledì 15 gennaio 2020

Il mondo non va all'ora di Londra

Il principe Harry ha scelto il Canada, ma vi sarà trattato da commoner: dovrà guadagnarsi da vivere. Mentre l’Australia brucia. Anche figurativamente, non è più tempo di Commonwealth, di “anglosfera” come si recita nel vangelo della Brexit. La Gran Bretagna esce dalla Ue tra due settimane, e non ha altro dove andare. Resterà In mezzo al mare, anche in senso figurato.
Non è un’ipotesi naturalmente un futuro agropecuario, quello che ha determinato la Brexit, di una Terra di Mezzo alla Tolkien: la Gran Bretagna, l’Inghilterra specialmente, è sempre stata importatrice di prodotti alimentari – e potrebbe essere peggio se l’Inghilterra resterà nell’Unione sola col Galles, senza Scozia e senza Ulster. Né si può farne una Grande Singapore, o Singapore Globale: con la finanza non si mangia, non in sessanta milioni. Tanto meno oggi che l’ordinamento globale si riassesta su base multilaterale per grandi aree, sotto la diarchia Stati Uniti-Cina.
La Gran Bretagna da sola, se resterà unita, è poco più dell’Italia: nelle stime del Fondo monetario internazionale per il 2018 ha un pil attorno ai 3 mila miliardi di dollari – l’Italia è ferma da tempo a 2.400. In termini di pil, vale un settimo o poco più degli Stati Uniti, un sesto della Cina, un quinto della Ue. Vale quanto la Francia – la Germania è una volta e mezza la Gran Bretagna.

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