Sorrentino resta irrispettoso e “grande bellezza”, ma è disappetente: il serial non è il suo genere (Fellini avrebbe voluto cimentarvisi, ma
non ce la fece, e quindi non abbiamo maestri del genere)?
Il
secondo episodio è più mobile. Loquace anche questo, ma sui toni a sorpresa dello “young
Pope”. Girato in una residenza inglese, con parco, maggiordomo e tutto il
necessario di “Downton Abbey”. Interlocutore il futuro papa Malkovich, un nome
che è già una presenza. Con argomenti da cardinale Newman, inglese santo e eccentrico.
Che non è parte dello sceneggiato, ma ne aveva anticipato lo spirito. Da “ultimo cercatore di verità”, quale si voleva, che diceva: “Il Signore
rifiuta la simpatia”. Lui personalmente invece l’apprezzava, che ebbe come
motto “cor ad cor loquitur”, il cuore
parla. E si volle sepolto nella stessa tomba di Ambrose St.John, un frate,
amico di una vita fin dal collegio, la cui morte aveva pianto “più di un
marito, o di una moglie”.
Questo
nel “New Pope” non c’è, la parte che sarebbe stata più succosa della trasferta
inglese – Sorrentino non fa ricerca, il suo del resto non è un cinema storico. Ma
Malkovich supplisce, in proprio e anche come personaggio: vive con i
vecchissimi genitori, con i quali però non si parlano. Più vivace pure il contorno:
la location, i dialoghi british, l’obbligatoria scena di sesso –
qui “dal vero”: un cunnilingus telefonato - con le vibrazioni del cellulare? - di una sapida Cécile de France. E suppliscono le immagini, sempre memorabili, in cui Sorrentino eccelle. E i dialoghi
mai banali, questioni perfino arcane discusse con diletto. Limitate le provocazioni – il minimo di quanto il produttore pretende,
di nudi, amplessi, #metoo etc..
Resta comunque sempre un Fellini in grande stile. Rifinito, “classico” - alla Bertolucci, “L’ultimo imperatore”. L’idea che Fellini non ebbe – e soprattutto non i mezzi, ora delle potenti reti tv, i contenitori il più mirabolanti possibile di pubblicità.
Al fondo ancora l’innominato
Moretti. Del film sul papa renitente - della inadeguatezza - e di altri tic, o modalità. Qui - oltre che nei tempi e gli stacchi, sorprendenti e
irriverenti-riverenti - nel verbiage
del protagonista, che si chiama e si risponde.
Resta comunque sempre un Fellini in grande stile. Rifinito, “classico” - alla Bertolucci, “L’ultimo imperatore”. L’idea che Fellini non ebbe – e soprattutto non i mezzi, ora delle potenti reti tv, i contenitori il più mirabolanti possibile di pubblicità.
Paolo Sorrentino, The new Pope
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